Novità

Dalle 7 alle 8, spettacoli per famiglie in giardino e a teatro

 

A partire da martedì 28 giugno e fino al 25 luglio torna al Teatro Rasi la rassegna in quattro appuntamenti dedicata ai più piccoli dal titolo Dalle 7 alle 8, spettacoli per famiglie in giardino e in teatro” a cura della compagnia Drammatico Vegetale/Ravenna Teatro. In occasione degli incontri al bar del Teatro e su prenotazione ci saranno aperitivi per grandi e piccoli con ingredienti biologici e di commercio equo preparati da Villaggio Globale. Tutti gli appuntamenti si svolgeranno dalle 19 alle 20.

“L’intento – spiegano Pietro Fenati e Elvira Mascanzoni, direttori artistici di Drammatico Vegetale – è quello di riavviare una relazione con il nostro pubblico di famiglie che ha subito pesantemente i due anni e oltre di pandemia. Il Teatro Infanzia, infatti, non è solo rivolto ai bambini che vanno a scuola, ma è pensato anche per le famiglie che intendono intrattenere una relazione sociale in un ambiente particolarmente portato alla relazione qual è il teatro. Pur nella limitatezza del programma – proseguono Fenati e Mascanzoni – abbiamo cercato di proporre linguaggi differenti: dal teatro di figura al teatro d’attore fino al teatro di burattini, con un appuntamento speciale in giardino che vedrà un percorso itinerante nella natura: più che uno spettacolo, sarà un evento performativo in cui il pubblico diventerà parte del ‘fare’ teatrale”.

 

 

Il primo appuntamento di MARTEDÌ 28 GIUGNO, portato in scena da Drammatico Vegetale, si intitola Cappuccetto, il lupo e altre storie, teatro di figura e narrazione, a partire dai 3 anni. Regia Pietro Fenati, attori, scenografia, figure Pietro Fenati e Elvira Mascanzoniluci e audio Alessandro Bonoli.

Uno spettacolo per vivere l’emozione della paura, per misurare il coraggio e l’astuzia o trovare sollievo nella magia, sciogliendosi in una catartica risata. Il lupo nelle fiabe rappresenta l’ignoto, lo sconosciuto, è il simbolo di tutte le nostre paure. In questo racconto animato con pupazzi ed elementi scenografici di pezza, si ripercorrono alcune fiabe della nostra tradizione per raccontare la figura del lupo e le sue conseguenze nelle storie che attraversa. Starà a noi immedesimarci nelle avventure dei tre porcellini, dei sette caprettini e fare tutti insieme il tifo per Cappuccetto Rosso. Fiabe ispirate a I tre porcellini, Il lupo e i sette caprettini, Cappuccetto Rosso, Gallo Cristallo.

 

MARTEDÌ 12 LUGLIO Divisoperzero / Florian Metateatro proporrà Le mani di Efesto, fuoco, arte e ingegno, Teatro di figura, burattini e musica dai 4 anni. Di e con Francesco Picciotti, spettacolo vincitore del premio Otello Sarzi 2021 – Selezione Festival Trallallero 2021.

Un antico mito racconta che ad ognuno di noi, prima di nascere, viene mostrata una immagine che sarà la guida per la nostra vita futura. A qualcuno viene mostrato un fiore e quello vivrà tutta la sua vita senza mai smettere di pensare ai fiori; a qualcun altro un pianoforte e diventerà un grande musicista. Ad Efesto venne mostrata l’immagine di due mani e lui, per tutta la propria vita (e la vita di un dio è piuttosto lunga) costruì ogni genere di meraviglia. Di solito gli dei non amano usare le proprie mani: preferiscono far fare ad altri le cose pratiche e girovagare di qua e di là a far danni o gli piace stare lì, fermi, a farsi pregare. Efesto era una specie di Leonardo da Vinci: bravo nelle invenzioni tanto quanto nelle arti, abile nella sartoria quanto nell’ingegneria civile, con una passione per l’arredamento di interni. Peccato che fosse così brutto che sua madre Era, la regina di tutti gli dei, appena nato lo gettò dalla cima dell’Olimpo e lui cadde fino alla Sicilia dove venne trovato da due ninfe. Il piccolo, allora, fu portato sotto l’Etna dove, grazie al calore del vulcano, poté dare sfogo alla sua incredibile creatività. Ma per tutta la vita sognò di poter tornare tra i suoi pari, gli dei, nel posto che gli spettava di diritto: il monte Olimpo. Dopo anni passati a costruire ogni genere di meraviglia, finalmente ebbe la sua opportunità e seppe guadagnarsi ancora il suo posto tra le divinità. Non sempre, però, le persone (o gli dei) vogliono davvero quello che desiderano ed Efesto si rese conto di essere molto più felice tra i suoi attrezzi, nel suo laboratorio, che nel mondo etereo e ovattato dell’Olimpo. Le mani di Efesto parla di un dio artigiano che ricerca ovunque la propria felicità per poi trovarla dove non si aspettava: al punto di partenza. E chi può raccontarla meglio di un burattinaio, artigiano del teatro che, come Efesto, ha costruito lo spettacolo con le sue mani e con le sue mani racconta storie (e si guadagna da vivere)? In scena una piccola baracca sarà la tela su cui disegnare i destini degli uomini, ma sarà anche il monte Olimpo e il vulcano Etna e tutto intorno compariranno i personaggi e le mirabolanti invenzioni del dio del fuoco.

 

MARTEDÌ 19 LUGLIO Delle Ali teatro andrà in scena con E tu? Cosa vedi? Cosa senti? Una passeggiata esperienziale performativa dai 5 anni. Regia Giada Balestrini, con Alessandra Anzaghi, Giada Balestrini, Franz Casanova, Rosita Mariani, Monica Parmagnani. Parole Monica Parmagnani, accompagnamento musicale Francesco Pitillo, costumi e oggetti Nali Rimonta.

Cosa succede se modifichiamo con semplici oggetti la nostra percezione visiva e ci muoviamo in un ambiente naturale? Se ci affidiamo ad una mano che ci accompagna alla scoperta di nuove sensazioni, alla percezione di particolari che spesso passano inosservati? È un po’ il gioco del perdersi e dello stupirsi, ma anche dell’avere fiducia e dell’avere cura. Un gioco che è un po’ come camminare sulle nuvole. Dopo tanto stare a guardare il mondo attraverso uno schermo o attraverso il vetro di una finestra, è il momento di uscire per un’esperienza che ci fa tornare a giocare con gli altri sensi e ingannare un po’ la vista. Alcuni performers accompagnano e ritmano il percorso nell’ambiente, interagiscono con i partecipanti invitandoli ad ascoltare suoni, parole, storie, seguire passi, suggestioni, cogliere movimenti, forme. Per arrivare a vedere e sentire l’invisibile. La passeggiata ha una durata di 80’ minuti.

LUNEDÌ 25 LUGLIO toccherà infine a Teatro del Drago con Il tarlantan della Moscovia,  burattini tradizionali dai 3 anni, di e con i burattinai Andrea e Mauro Monticelli.

Lo spettacolo è diviso in due parti. La prima ha per titolo “I tre Bravi alla prova” e vede, come al solito, Fagiolino protagonista dell’allegra farsa brillante. Non è altro che uno scherzo del padrone di casa, Pantalone, che col pretesto di scegliere il più furbo e il più intelligente dei tre camerieri, in questo caso Fagiolino, Sandrone e Arlecchino, li mette alla prova con un divertente “giochetto”. La seconda parte è lo spettacolo vero e proprio: “Il Tarlantan della Moscovia”. Il pappagallo del Dottore è morto in circostanze misteriose … Il Dottore decide di indagare. Fagiolino, vero colpevole della “disgrazia” del pappagallo, è l’unico servo che riesce a non farsi licenziare. Sandrone e Brighella, invece innocenti, restano senza lavoro e si vendicano. Tra mille peripezie, scherzi e bastonate, tutto andrà a finir bene. Lo spettacolo mette in evidenza la briosità tipica della farsa o commedia brillante burattinesca. Ricco di accenti e battute che provengono dai vecchi canovacci, con sproloqui, vecchi detti e una miscela di dialetti maccheronici dell’Emilia. La recitazione e la manipolazione sono svolte da un solo burattinaio, (con l’aiuto di un “secondo” aiutante-burattinaio) che coinvolge il pubblico – soprattutto dei bambini – nello spettacolo.

 

La rassegna si svolge con il patrocinio del Comune di Ravenna e Assessorato al Decentramento, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura, Assitej Italia, Small size network, Ottima, Fondazione del Monte, Bcc credito cooperativo, Coop Alleanza 3.0, Assicoop e Reclam

BIGLIETTI

Ingresso unico 5 €. La biglietteria del Teatro Rasi è aperta da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
Posti limitati, è consigliata la prenotazione.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

Ravenna Teatro, Teatro Rasi, via di Roma 39 Ravenna, da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 tel. 0544 36239 e 3337605760. Ogni attività verrà svolta nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di prevenzione e contenimento del Covid-19.

Ravenna Teatro primo Centro di Produzione in Italia per qualità artistica

Ravenna Teatro si afferma come primo Centro di produzione in Italia secondo il Ministero della Cultura per la propria qualità artistica. Nei giorni scorsi il Ministero ha infatti reso noto i punteggi di valutazione per l’ammissione a contributo per il triennio 2022-2023-2024 e per l’anno 2022 dei Teatri Nazionali, Teatri di Rilevante Interesse Culturale e Centri di produzione teatrale, riconoscendo a Ravenna Teatro un punteggio pari a 31,40, il più alto a livello nazionale ottenuto da un Centro di produzione. Un riconoscimento conseguito grazie al lavoro della direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli che la vede prima sui 35 Centri presenti in Italia e seconda in assoluto dopo lo Stabile di Torino.

Alessandro Argnani e Marcella Nonni, direzione di Ravenna Teatro

“Ci congratuliamo per questo importante risultato – dichiarano il sindaco di Ravenna Michele de Pascale e l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia – che rende merito al prezioso lavoro svolto da Ravenna Teatro in questi anni, volto ad offrire alla città una proposta culturale ricchissima e di altissima qualità, nel segno di una costante e appassionata ricerca artistica. Allo stesso tempo si tratta di un riconoscimento che riafferma con vigore l’intrinseco legame di Ravenna con il mondo dell’arte, un rapporto fecondo ed incessante che nel dialogo con le molteplici realtà culturali presenti nel territorio trova la sua ragione d’essere”.

“Questo risultato – spiegano i condirettori di Ravenna Teatro Alessandro Argnani e Marcella Nonni – ci riempie di orgoglio e di felicità. È il riconoscimento di una semina che da quarant’anni viene fatta in città, dalle tante stagioni teatrali alle proposte artistiche e di ricerca del Teatro delle Albe, dalla Scuola di Vocalità a Malagola alla non-scuola e alle attività dedicate all’infanzia di Drammatico Vegetale. Un’attività incessante che tocca diversi luoghi i cui punti focali sono il Teatro Rasi, appena rinnovato, l’Alighieri, il Teatro Socjale di Piangipane e Palazzo Malagola, sede dell’omonima Scuola di vocalità e centro studi internazionale sulla voce fondato e diretto da Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi. Un riconoscimento testimone di un dialogo forte tra Ravenna Teatro, l’Amministrazione, i tanti spettatori e spettatrici, gli artisti e le compagnie ravennati che contribuiscono a far vivere la nostra realtà. Essere accreditati quale primo centro di produzione in Italia per qualità artistica significa che una città di provincia non ha nulla da invidiare ai grandi centri del Paese”.

Il riconoscimento del Ministero ha valorizzato anche il lungo percorso di Accademia Perduta/Romagna Teatri, che ha conseguito un punteggio pari a 29,50 diventando il primo Centro di Produzione italiano nell’ambito del Teatro Ragazzi. Un lavoro che da anni contribuisce a migliorare la qualità artistica di diverse realtà romagnole.

“Siamo orgogliosi del riconoscimento ministeriale assegnato ad Accademia Perduta/Romagna Teatri su cui Forlì investe, sicura di ottenere un arricchimento culturale per la città ma anche per il patrimonio teatrale italiano – affermano Gianluca Zattini, sindaco di Forlì e Valerio Melandri, assessore alla Promozione del settore culturale -. I forlivesi conoscono bene il lavoro che Accademia Perduta svolge per i teatri Diego Fabbri e Il Piccolo e crediamo che quello della produzione esprima specificamente il valore artistico e culturale di un Centro che con i suoi spettacoli esporta il nome di Forlì nei principali palcoscenici italiani”.

Massimo Isola, sindaco di Faenza prosegue: “la notizia dell’alta valutazione per i progetti artistici di Accademia Perduta/Romagna Teatri è l’ennesima conferma per questa realtà e che ci dà grande soddisfazione. Accademia Perduta è una parte importante della nostra città e della nostra energia culturale. Siamo contenti di aver dato sostegno e aver collaborato in questi anni a questa importante realtà e così sarà anche per il futuro”.

“I risultati ministeriali sono una bellissima soddisfazione – concludono Claudio Casadio e Ruggero Sintoni, condirettori di Accademia Perduta/Romagna Teatri – oltre che un’importante conferma per il lavoro che abbiamo svolto in tanti anni in Romagna, una terra che è madre di tante importanti realtà teatrali”.

Dal centro alla periferia di Milano e ritorno in Viaggio con Ravenna Teatro

Il gruppo in visita a Olinda

“E dunque l’attenzione di chi si impegna nel farsi luogo è orientata dall’attenzione a chi è fuori dal luogo; a chi non ce l’ha; a chi non ha un teatro in cui lavorare, uno spazio in cui esprimersi; e non per includerlo, irregimentarlo, ma per trovare nelle ragioni di chi è senza luogo le ragioni di salvezza per chi il luogo ce l’ha e lo costruisce-ricostruisce ogni giorno. È lo straniero che ci consente di esistere. È l’accoglienza, in quanto movimento e dialogo, che fonda il nostro stare. È il nomade e il periferico che garantisce verità al nostro occupare il luogo (…)”.

Quello appena letto è l’81esimo “varco” citato da Marco Martinelli nel suo “Farsi luogo” – un testo in cui il regista, anima delle Albe e di Ravenna Teatro, spiega cos’è per lui il teatro – che ha accompagnato la due giorni del viaggio a Milano, la prima tappa del progetto “In viaggio con Ravenna Teatro” che ha avuto luogo il 21 e il 22 maggio in collaborazione con il gruppo Viandando. 

La riflessione su cosa porti un luogo a “farsi luogo”, l’incontro tra persone diverse ma accomunate dall’essere spettatori e spettatrici che, come dice il regista, sono “lo straniero che ci consente di esistere”, hanno scandito un viaggio che ha portato una trentina di abbonati della stagione appena conclusa in visita alla “casa” della compagnia dell’Elfo, il teatro dell’Elfo Puccini, in pieno corso Buenos Aires – e da Olinda, l’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini che oggi è centro culturale e sede di attività come TeatroLaCucina, bar, ristorante, ostello e residenze artistiche. Due realtà individuate non a caso per questo primo viaggio: il Teatro dell’Elfo è stato il primo, in Italia, a scegliere la formula di impresa sociale, mentre Olinda è uno spazio che, da chiuso, si è trasformato in centro di inclusione e inserimento lavorativo con l’obiettivo di ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza per persone con problemi di salute mentale anche grazie a Ravenna Teatro.

Dopo una visita a cura del gruppo Viandando alla casa museo Boschi-Di Stefano, nella prima giornata di sabato 21 il gruppo è stato accolto da Fiorenzo Grassi, co-direttore del Teatro dell’Elfo, che ha illustrato gli spazi e le tre sale in corso Buenos Aires compiendo un viaggio a ritroso nel teatro milanese dagli anni ’60 ad oggi, tra mostri sacri e sperimentazioni che hanno fatto la storia del teatro italiano. “Ci siamo trasformati in impresa sociale – ha spiegato Grassi – e facciamo parte del terzo settore perché siamo profondamente convinti che il teatro sia un servizio di utilità sociale”, concetto che lega la realtà milanese a Ravenna Teatro. Grassi ha regalato un racconto appassionato andando alle radici del proprio lavoro, ricostruendo in oltre 40 anni di storia personale quella del teatro italiano. Ricordi legati a grandi personaggi ma anche al luogo, quel teatro la cui costruzione è stata “seguita mattone su mattone: passavo le domeniche qua”. La stessa attenzione avuta da Ravenna Teatro durante gli interventi al Rasi, che nonostante la pandemia si sono svolti nel perfetto rispetto dei tempi previsti. 

Fiorenzo Grassi e Elio De Capitani al Teatro dell’Elfo

In serata, dopo un aperitivo servito a Bistrōlinda, spazio interno al teatro gestito da Olinda, il gruppo ha assistito alla prima nazionale Tre donne alte di Edward Albee, interpretato da Ida Marinelli. 

Il giorno successivo, dopo la visita alla mostra Joaquìn Sorolla – il pittore della luce a Palazzo Reale, organizzata sempre da Viandando, ci si è spostati a Olinda, un cuore verde a poca distanza dal centro di Milano che ha fatto tornare protagonista la riflessione sul luogo e sul farsi luogo. 

Per anni Olinda è stato un posto dimenticato dai milanesi, un luogo da cui stare lontani. E lo stesso valeva per i medici e il personale impiegato: Olinda doveva rimanere isolato. I padiglioni stessi, al suo interno, erano studiati per ‘perdersi’, per far perdere l’orientamento a chi vi era internato. E’ stata la lungimiranza dello psichiatra svizzero Thomas Emmenegger, discepolo di Basaglia, a voler trasformare quella sorta di non luogo in un centro pulsante della vita culturale milanese. E nel fare questo, poco dopo la sua costituzione, il fondatore di Olinda ha ricercato la collaborazione della non-scuola per riconvertire l’area dismessa del manicomio in una fucina culturale e artistica diventata, da periferica, parte del centro della città. A tal proposito, una delle iniziative di punta è la rassegna teatrale “Da vicino nessuno è normale”, voluta nel 1997 da Rosita Volani, che ne cura la direzione artistica. 

Qui – al termine di un pranzo preparato negli spazi di quello che era l’ex obitorio e che oggi è la cucina di un ristorante diventato punto di riferimento per la città – Emmenegger e Volani hanno letteralmente preso per mano il gruppo portandolo in visita nell’immenso parco che contiene un ostello, ex padiglioni oggi riconvertiti in strutture usate dal servizio pubblico, orti, una chiesa copta ortodossa eritrea e un teatro restaurato dall’architetto Carlo Carbone, lo stesso che ha portato a nuova vita il Rasi. 

Visita a Olinda, a destra Alessandro Argnani e Thomas Emmenegger

“Quando ci è stato concesso questo spazio – ha spiegato Volani – i dubbi erano molti, poi abbiamo capito che poter gestire un cancello in completa autonomia era una fortuna enorme. Il presidente ha portato come prima cosa un tavolo da ping pong in quella che era la camera delle autopsie e da lì abbiamo iniziato a rimettere mano a tutto. Per noi la ‘testa d’ariete’ è sempre stata la cultura, il modo per attirare la città in periferia. Il rapporto con Ravenna Teatro è quindi venuto naturale”.

Teatro dell’Elfo e Olinda, uno in pieno corso Buenos Aires, l’altro nella periferia estrema, rappresentano due centri vivi, che vedono nella relazione con l’altro il senso del proprio esistere. E c’è una frase che colpisce, pronunciata da Volani durante la visita: “I medici e gli infermieri temevano che le persone, che fino a quel momento avevano vissuto lì dentro, potessero uscire, una volta che il cancello fosse stato aperto, ma non è mai successo. Invece, quello che è successo, è stato il recupero della socialità. Le persone hanno cominciato a venire e si è creato uno scambio, si è stati insieme”. Ancora una volta l’incontro, lo scambio con l’altro, il farsi luogo insieme. 

“Se non c’è il corpo vivo dell’attore, se non c’è quello dello spettatore, non c’è il teatro”, sostiene da sempre Martinelli. “In questi mesi di Coronavirus, questa affermazione può suonare strana, ma anche oggi contiene l’essenziale, come trent’anni fa, come tremila anni or sono”.

“Siamo molto soddisfatti – ha concluso Alessandro Argnani, condirettore di Ravenna Teatro che proprio 14 anni fa ha inaugurato la non-scuola a Olinda -: per noi si è trattato di un esperimento riuscito, la prima edizione di un percorso che intendiamo perseguire per favorire la conoscenza del teatro non solo attraverso il palco, ma anche tramite i rapporti umani con chi il teatro lo porta in scena e crede che lo si possa incarnare solo attraverso il confronto con lo spettatore”.

Smarrita e Prediletta. Due fuori programma per Storie di Ravenna

Nel solco del percorso di Storie di Ravenna, Ravenna Teatro e MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna – propongono due ulteriori appuntamenti che intrecceranno racconto storico e iconografico e visione di alcune opere del Museo.

Dopo il successo della terza edizione di Storie di Ravenna, conclusasi nell’aprile scorso, la rassegna torna con due appuntamenti fuori programma per martedì 31 maggio e martedì 7 giugno che intrecceranno racconto storico ed iconografico e visione di alcune opere del Museo. La serie di spettacoli Storie di Ravenna nasce dalla volontà di raccontare la storia della città attraverso la voce di studiosi ed esperti, ma utilizzando i tempi e i linguaggi del teatro. Un vero e proprio racconto a più voci, corredato da immagini e letture, che vuole arrivare ad un pubblico vasto ed essere anche un momento di incontro e condivisione. Un percorso che ora si arricchisce di due ulteriori appuntamenti che intendono intrecciare competenze storiche alla valorizzazione del patrimonio del museo della città.

I due appuntamenti fuori programma saranno dedicati ad altrettante figure femminili, Maria  Goia e Maria Maddalena, e partiranno dalle narrazioni dell’iconografo Giovanni Gardini e della storica Laura Orlandini per poi concludersi con la visita guidata – a cura del MAR – ad alcune opere ospitate dal Museo, in relazione alle due protagoniste dei racconti. L’incontro di martedì 31 maggio, alle 18, sarà dedicato a Maria Goia e avrà per titolo Una donna contro la guerra, con Laura Orlandini, Laura Redaelli e Christian Ravaglioli. La visita guidata sarà a cura di Catia Morganti, che illustrerà due opere di Vittorio Guaccimanni: “Carabinieri a cavallo” e  “E il duro vento col petto rompea”.

Osserva Laura Orlandini: “Dalla Romagna delle lotte contadine, nel confine turbinoso tra l’Ottocento e il Novecento, nasce Maria Goia: una figura iconica di donna ribelle e appassionata, oratrice instancabile, la troviamo immersa nelle lotte sociali del suo tempo mentre percorre in lungo e in largo le campagne e i borghi raccontando ad una generazione di contadini ed operai le parole del riscatto sociale. Una pioniera, all’alba del nuovo secolo, dei diritti delle donne, ha gridato insieme a loro lo sdegno e la protesta contro la guerra europea”.

L’appuntamento del 7 giugno, sempre alle 18, si intitola Colei che ha molto amato. Maria Maddalena tra arte e letteratura, con Giovanni Gardini, Laura Redaelli e Jenny Burnazzi. La visita guidata sarà a cura di Daniele Carnoli, che presenterà l’opera di Giorgio Vasari, “Compianto su Cristo deposto dalla croce”, e “Maddalena in meditazione”, Ambito emiliano.

Osserva Giovanni Gardini: “Maria Maddalena, lungo il corso dei secoli, è stata identificata come donna bellissima e devota, penitente e sensuale, coraggiosa e appassionata. Nella sua figura la tradizione ha concentrato diversi volti femminili presenti nei Vangeli, dalla  peccatrice anonima alla donna di Betania, colei che cosparse di unguento il capo di Cristo, sino a Maria, sorella di Marta e Lazzaro. Numerose leggende ne hanno ampliato la vicenda ispirando, nel tempo, innumerevoli artisti”.

Gli eventi sono realizzati in collaborazione con RavennAntica Fondazione Parco Archeologico di Classe e MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna.

Ingresso 10 € (comprende lo spettacolo e la visita guidata alle opere). Posti limitati.


Informazioni e prenotazioni presso la biglietteria del MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna tel. 0544 482477, aperta dal martedì al sabato dalla ore 9 alle ore 18 e domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 19 (chiusa il lunedì).

Nelle sere del 31 maggio e 7 giugno la Pinacoteca resta aperta fino alle ore 20

MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna via di Roma 13 Ravenna 

 

Teatro Rasi Virtual Tour

Il Rasi inserito nel progetto Teatri Digitali Antac di AGIS

Il patrimonio materiale e immateriale dei Centri di Produzione Antac è stato messo in rete attraverso i modelli virtuali delle sale teatrali e degli spazi annessi. Una città virtuale di luoghi per la produzione e la creazione artistica, mappa di un nuovo modello diffuso e interconnesso di stabilità teatrale. Il progetto è stato lanciato qualche anno fa da Ruggero Sintoni, presidente di Antac, e hanno aderito tutti i Centri di Produzione. Per il Ravenna Teatro si tratta di uno strumento utile di lavoro, non solo per promuovere le proprie attività, ma anche, per esempio, a uso di tecnici e compagnie che saranno ospiti del Teatro Rasi, per capirne perfettamente spazi e struttura.

 

IL PROGETTO

In un momento storico che ci ha indotto, o insegnato, a riconsiderare e risignificare le distanze interpersonali e geografiche, lo sviluppo tecnologico applicato agli spazi virtuali ha suggerito modalità di incontro e fruizione del patrimonio alternative e virtuose, anche al di là dell’emergenza. Antac ha accolto la responsabilità fondamentale di guardare al futuro raccontando il proprio presente e ricordando il proprio passato: col progetto Teatri digitali il patrimonio materiale e immateriale dei Centri di Produzione dei Teatri Stabili d’Arte Contemporanea viene mappato e messo in rete, veicolato dai modelli virtuali delle proprie sale e dei rispettivi spazi.

Sviluppata da interioRE, questa piattaforma permette di entrare con un click nei luoghi della produzione teatrale, attraverso tour virtuali fruibili con ogni device o in modalità immersiva con visore tipo Oculus Quest 2.

Una geografia digitale per una innovativa “stabilità teatrale”, una rete reale di luoghi virtuali per comunicare l’eterogenea ricchezza strutturale di un patrimonio diffuso a vocazione territoriale, saldamente ancorato alle città e ai quartieri in cui sorge. Va sottolineato che i Teatri Digitali sono molto più che semplici montaggi fotografici a 360°, in quanto la tecnologia laser usata in fase di rilievo è basata sulla raccolta di dati tridimensionali, originante veri e propri gemelli digitali degli spazi in cui è possibile passeggiare fluidamente e che risultano misurabili a schermo tramite un intuitivo metro virtuale.

Tale ancoramento allo specifico suolo urbano e culturale, spesso popolato da una comunità di spettatori di riferimento, può aprirsi ora a quella diffusa città virtuale di dati in cui viviamo quotidianamente, raggiungendo un’audience lontana e potenzialmente internazionale, espandendo e al contempo rinsaldando il legame comunitario intorno alla storia e all’identità degli spazi teatrali. Una città nella città che supera i confini e le contingenze spazio-temporali, “aprendo” al pubblico le porte di questi teatri 24 ore su 24.

Il Tour Virtuale del Teatro Rasi è stato realizzato da Andrea Zangari di interioRE.

VIAGGIO A MILANO

LA STAGIONE DEI TEATRI 2021-2022

IN VIAGGIO A MILANO: SABATO 21 e DOMENICA 22 MAGGIO 2022

Programma in via di definizione

Tre donne alte di Edward Albee in Prima Nazionale, un pomeriggio a Olinda

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Questo viaggio è la prima tappa di un’idea che mette in relazione gli spettatori ravennati con le realtà teatrali delle altre città. 

In collaborazione con il gruppo Viandando, Ravenna Teatro propone al pubblico un fine settimana a Milano alla scoperta degli spazi del Teatro Elfo Puccini – in pieno Corso Buenos Aires e “casa” della compagnia Teatro dell’Elfo – e di Olinda, l’area dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, oggi diventato centro culturale e sede di attività come TeatroLaCucina, bar, ristorante, ostello, residenze artistiche. 
Due giornate in cui si alterneranno incontri, spettacoli e convivialità.

 

1° GIORNO sabato 21 maggio 


TEATRO ELFO PUCCINI
Partenza da Ravenna alle ore 7.00 (piazzale della Coop di Via Faentina) e da Cesena alle 7.30 (parcheggio dell’Hotel Unaway). Arrivo in hotel, sistemazione nelle camere riservate e pranzo libero. 
Alle ore 17.30 ritrovo presso il Teatro Elfo Puccini per un incontro con il gruppo di lavoro della compagnia dell’Elfo, fondata nel 1973 da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, con cui dialogheremo sulla loro storia e sulla politica culturale in una città come Milano.
L’aperitivo sarà servito nello spazio Bistrōlinda all’interno del teatro
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In serata assisteremo allo spettacolo in Prima Nazionale Tre donne alte di Edward Albee con Ida Marinelli.

2° GIORNO domenica 22 maggio


OLINDA e TeatroLaCucina
Prima colazione e rilascio delle camere, trasferimento in centro. 
Mattinata a disposizione per visite facoltative. 
Alle ore 12.00 ritrovo in Piazza della Scala e trasferimento a Olinda e al TeatroLaCucina. 
Dopo il pranzo organizzato nel ristorante Jodok, saremo protagonisti di un incontro con gli operatori del centro che ci illustreranno il percorso del progetto collettivo nato nel 1996 che li ha portati alla riqualificazione e rivalutazione dell’area dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, oggi un’eccellezza per le attività culturali e di ospitalità della città. Al termine assisteremo ad una lettura a cura di Rosita Volani.
Verso le 17.30 sistemazione in pullman per il rientro. Arrivo in tarda serata.

QUOTA

individuale di partecipazione (se 30 partecipanti) 170 €
LA QUOTA COMPRENDE 
Viaggio in pullman Gt 50 posti con partenza da Ravenna e Cesena;
 1 notte in camera doppia standard con prima colazione e tassa di soggiorno;
 Biglietto di ingresso al Teatro dell’Elfo per lo spettacolo Tre donne alte di Edward Albee con Ida Marinelli;
 Aperitivo del primo giorno e pranzo del secondo giorno bevande incluse.
LA QUOTA NON COMPRENDE 
Pasti, bevande, visite ed ingressi non menzionati; mance, servizio di facchinaggio ed extra in generale; tutto quanto non espressamente menzionato alla voce “la quota comprende”.

Informazioni e prenotazioni

Ravenna Teatro tel. 0544 36239 e info@ravennateatro.com

Collegio Superiore di Estetica della Scena «Malagola»

MALAGOLA

Cosmogonie: suono, voce, parola.

a cura di Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari

 

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La contemplazione si esprime cogliendo il ritmo latente delle cose, la loro voce sottile, il loro battito.
È così che questa serie di seminari declina il tema dell’ascolto: un canto sospeso a cui si porge orecchio per intendere ciò che tiene insieme, come in un sol respiro, le civiltà che si affacciano sul Mediterraneo.
Si andranno così ad esplorare i temi del suono e della voce alla base delle diverse cosmogonie (in particolare greca, ebraica, vedica, persiano-islamica) ripercorrendo le tracce di un dialogo ininterrotto tra oriente e occidente. Ad ogni latitudine, infatti, il pensiero umano ha seguito percorsi simili nel delineare le diverse forme della filosofia, della spiritualità e dell’arte, al fondo delle quali si riscontra un’analoga meditazione sul suono che tutto genera, e dal quale scaturisce una parola primigenia, che solo la poesia può arrischiare.
È in questo senso che il suono, del cosmo come di ogni ente, diviene una vera e propria «vocazione» – dunque un’emissione di voce – che deve essere accolta e custodita. Il suono è la matrice, mentre la voce è il modo in cui esso si dà come memoria del suo primo manifestarsi: grido, lamento, invocazione.

 

8 aprile | dalle 16:00 alle 17:00

COSMOGONIE: UN’INTRODUZIONE

Enrico Pitozzi (Università di Bologna)

L’introduzione, intesa come pensiero che connette, dispone i temi dei diversi seminari in un disegno coerente, mostrando così l’ampiezza e la portata di una riflessione sul suono e sulla voce che ha le sue radici filosofiche, religiose e artistiche nel dialogo ininterrotto tra oriente e occidente.

Enrico Pitozzi è docente presso l’Università di Bologna. Ha insegnato nelle università di Venezia (IUAV), Padova, Parigi, Montréal, Valencia e Francoforte. È membro del «MeLa research lab» dell’Università Iuav di Venezia, del «Sensory Studies» della Concordia University (Canada) e del progetto «Mixed Reality»dell’Université Côte d’Azur de Nice (Francia). È autore di numerose pubblicazioni internazionali; con Ermanna Montanari ha scritto Cellula. Anatomia dello spazio scenico | Anatomy of the scenic space, Macerata, Quodlibet, 2021.

 

8 aprile | dalle 17:00 alle 19:00
9 aprile | dalle 10:00 alle 13:00

LA TRADIZIONE VOCALE-SONORA PERSIANA E IRANIANA NEL TEATRO

Leili Galehdaran (Università di Shiraz, Iran)

Il seminario introduce i fondamenti filosofici delle pratiche vocali e sonore delle varie epoche, persiana come iraniana, e discute le forme musicali dei generi performativi come il «Naghali» e il «Ta’zieh», oltre ai rituali funebri come il «Noha» e il «Suvashun». Verrà inoltre approfondita la nozione di poesia in atto, con le sue radici vocali ben ancorate nei generi performativi e rituali.

Leili Galehdaran ha studiato teatro presso l’Università dell’Arte di Teheran dal 1996 al 2003 e ha conseguito la laurea magistrale al Dams di Roma Tre, oltre al dottorato in Discipline dello Spettacolo presso L’Università La Sapienza di Roma nel 2013. Dal 2014 è Assistant Professor in Dramatic Literature a Shiraz University of Arts dove ha diretto l’International Relations dal 2015 al 2017; è stata supervisore e direttore del Dipartimento di Letteratura drammatica della Shiraz University of Arts dal 2015 al 2019. All’attività di ricerca affianca la produzione di poesia. Come poeta e teorica del teatro ha elaborato la nozione di Poesia in atto, fondata sull’oralità, il corpo, la voce e la presenza.

Lingue: italiano, inglese, persiano
Durata: 6h


22 aprile | dalle 15:00 alle 19:00
23 aprile | dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00

ECOSOFIA SONORA | PRATICHE D’ASCOLTO | SPAZIO SONORO

Roberto Barbanti (Università di Parigi 8, Francia) e Carmen Pardo Salgado (Università di Girona, Spagna)

(Seminario rivolto agli allievi dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi, dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e di Rete Almagià)

Partendo dall’ecosofia di Félix Guattari, il seminario si propone di esplorare la specificità dell’ascolto come esperienza singolare del sentire e del sentire in comune. Si tratta di interrogare la voce, il suono e il milieu per tessere, disegnare e comporre le nostre relazioni con e nell’ambiente, l’ascolto di noi stessi e delle nostre vite insieme. Teoria e pratica s’intrecciano in una ricerca che va oltre le dualità corpo/pensiero, soggetto/oggetto.

Carmen Pardo Salgado è professore ordinario all’Università di Girona (Spagna). Ricercatrice post-dottorato presso l’unità IRCAM-CNRS di Parigi (1996-1998; 2018). Ha pubblicato: Música y Pensamiento, apuntes de un encuentro (2019); Dans le silence de la culture (Eterotopia, 2018); Las TIC: una reflexión filosófica (2009); L’écoute oblique: une invitation à John Cage (L’Harmattan, 2007); Robert Wilson (avec Miguel Morey, 2003); John Cage, Escritos al oído (1999).

Roberto Barbanti è professore emerito presso il dipartimento Arti visive Université Paris 8 (Francia). I suoi ultimi libri pubblicati in italiano: Il medium oltre sé stesso. Ultramedialità e divenire dell’arte (Kajak, 2017); Le chimere dell’arte. Guerra estetica, ultramedialità e arte genetica (Ombre corte, 2017); Dall’immaginario all’acustinario. Prolegomeni a un’ecosofia sonora (Galaad Edizioni, 2020).

Lingue: italiano, inglese, spagnolo, francese
Durata: 12h 

 

29 aprile | dalle 16:00 alle 19:00
30 aprile | dalle 10:00 alle 13:00

IL SUONO SACRO. MISTICA ED ESTETICA MUSICALE NEL PENSIERO INDIANO

Nicola Biondi (Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Francia)

Il corso si articola in due giornate durante le quali si affronterà un breve percorso esplorativo, una sorta di ventaglio prospettico sulla valenza del suono e le implicazioni della voce nelle speculazioni religioso-filosofiche ed estetiche del subcontinente indiano. La prima giornata sarà dedicata ad una panoramica sulla «teologia sonica», dai Veda alle tradizioni teistiche. La seconda giornata approfondirà il ruolo della Voce nel pensiero indiano, delineando i principi strutturali dell’estetica della musica classica indiana e consacrando parte della lezione all’ascolto guidato di alcune tracce sonore.

Nicola Biondi, libera ricercatrice, si occupa di trattatistica musicologica in lingua sanscrita. Laureata in Lingue e Civiltà Orientali (Hindi-Sanscrito, Religioni e Filosofie dell’India) all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha poi frequentato il Dottorato all’EHESS di Parigi con un progetto di ricerca dedicato alla Musica classica del Nord India. Dal 2012, grazie alla Borsa di Studio Vittore Branca e alla Fondazione FIND (Fondazione India-Europa di Nuovi Dialoghi), si è dedicata alla ricerca sull’Archivio dell’etnomusicologo e orientalista francese Alain Daniélou (Fondazione Giorgio Cini di Venezia), pubblicando A Descriptive Catalogue of Sanskrit Manuscripts e Il corpo come strumento musicale. Parallelamente agli studi universitari ha frequentato il Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza (tradizioni musicali extra-europee; canto Dhrupad, tabla). In India si è dedicata allo studio della musica classica indostana e carnatica e alla pratica dell’Hatha-yoga coniugando l’approccio tradizionale guru-śiṣya con quello istituzionale (Malaviya Bhavan, Banaras Hindu University; Visva Bharati University; Kalakshetra, Chennai).

Lingua: italiano
Durata: 6h

6 maggio | dalle 16:00 alle 19:00
7 maggio | dalle 10:00 alle 13:00

LA VOCE COME PRESENZA CREATRICE NELLA BIBBIA E NELLA CULTURA CRISTIANA

Sorella Anastasia (Monastero Carmelitane di Ravenna)

Il seminario propone un percorso di approfondimento attento, a partire dai primi capitoli del libro della Genesi, in cui, grazie alla forza luminosa della lingua originale ebraica, si giungerà a scoprire la creazione come incontro col principio materno e come rivelazione dell’adàm, che siamo noi. Fino ad arrivare ad attingere dal Libro dei Salmi e dal Cantico dei Cantici l’acqua viva della preghiera, che nell’esperienza cristiana è incontro e dialogo, è bacio dell’Amante che è in noi, è nuova creazione.

Sorella Anastasia, innamorata di Dio e appassionata delle Sacre Scritture, vive l’esperienza della vita monastica dall’età di 20 anni. Attraverso la preghiera, lo studio biblico nelle lingue originali e l’ascolto dell’animo umano, rilegge la clausura come spazio di incontro e apertura. Con una particolare attenzione ecumenica, esprime la vocazione della sua città di Ravenna, quale ponte tra Oriente e Occidente. Scrive testi e pubblica conferenze video su temi biblici, che approfondisce con sensibilità mistica e femminile.

Lingua: italiano
Durata: 6h

 

20 maggio | dalle 16:00 alle 19:00
21 maggio | dalle 10:00 alle 13:00

LAMENTAZIONE, LUTTO, MALINCONIA. LA VOCE E IL LINGUAGGIO NELLA CULTURA EBRAICA

Ilit Ferber (Università di Tel Aviv, Israele)

Il seminario si concentrerà sul lamento e la nenia nel pensiero ebraico. Introdurrà alcuni termini e problemi fondamentali relativi al lamento: sofferenza ed espressione, la domanda senza risposta, la relazione tra lamento e preghiera, voce ed espressione nel lamento, strutture poetiche, e così via. Si commenteranno alcuni lamenti e si discuteranno le loro strutture poetiche e filosofiche. Si ascolteranno anche alcuni lamenti, così come presentati in forma teatrale.

Ilit Ferber è professore associato di filosofia all’Università di Tel-Aviv. La sua ricerca si concentra sulla filosofia delle emozioni, specialmente la malinconia, la sofferenza e il dolore, dalla prospettiva del linguaggio. Ha pubblicato articoli su Benjamin, Heidegger, Leibniz, Scholem, Herder, Freud, Améry e altri. È stata cocuratrice di quattro libri sugli stati d’animo in filosofia, il lamento nel pensiero ebraico e la grammatica del grido (in inglese, spagnolo ed ebraico). Ha pubblicato due monografie: Philosophy and Melancholy: Benjamin’s Early Reflections on Theater and Language (Stanford University Press nel 2013) e Language Pangs: On Pain and the Origin of Language (Oxford University Press, 2019). Attualmente sta lavorando sul ruolo dell’acustica negli scritti autobiografici di Benjamin e sulla filosofia della temporalità di Jean Améry.

Lingua: inglese con traduzione simultanea
Durata: 6h

 

10/11 giugno 2022 | dalle 14h alle 17h         SEMINARIO POSTICIPATO IN AUTUNNO

LE FORME DEL PENSIERO TRA ORIENTE E OCCIDENTE

Silvia Ronchey (Università di RomaTre)

Il seminario intende sviluppare la fitta rete di temi e motivi – dalle antiche simbologie al pensiero sull’immagine, passando per la voce dei mistici e il concetto di «visione» – che connettono oriente e occidente in una sola architettura del pensiero. È da questo orizzonte che riemergono le tracce di una concezione del sacro, e dunque del mondo, che oggi può essere riportata alla luce, nonostante la nostra coscienza storica e la nostra memoria collettiva tendano a rimuoverla. Il seminario – così come la conversazione con Enrico Pitozzi, prevista per la seconda giornata – sarà accompagnato da immagini e materiali audiovisivi.

Silvia Ronchey è professore ordinario di Civiltà bizantina all’Università di RomaTre. Oltre ai numerosi saggi specialistici ha scritto libri di ampia diffusione, tra i quali ricordiamo: L’aristocrazia bizantina (Sellerio, 1998, 19992), con Alexander Kazhdan; L’enigma di Piero (Rizzoli, 2006); Ipazia. La vera storia (Rizzoli, 2010); Storia di Barlaam e Ioasaf. La vita bizantina del Buddha (Einaudi, 2012); La cattedrale sommersa. Alla ricerca del sacro perduto (Rizzoli, 2017). Collabora regolarmente a “La Repubblica”. Ha realizzato interviste a testimoni del secolo quali Claude Lévi-Strauss, James Hillman, Ernst Jünger, Jean-Pierre Vernant, Elémire Zolla. L’incontro con James Hillman, in particolare, ha dato origine a una duratura collaborazione che si è espressa, oltre che nelle interviste televisive, nei due libri-dialogo L’anima del mondo (Rizzoli, 1999) e Il piacere di pensare (Rizzoli, 2001), protraendosi fino alla scomparsa di Hillman: il loro ultimo libro-dialogo L’ultima immagine (Rizzoli 2021) è uscito postumo nel decennale della morte.

Lingua: Italiano
Durata: 6h

10 maggio | ore 18.00 | ore 19.00
17 maggio | ore 16.00 | ore 17.00 | ore 18.30 | ore 20.00

VOCE E SUONO NEL PARADISO DI DANTE (SEMINARIO PRATICO | CANTIERE DANTE)

Ermanna Montanari e Marco Martinelli

La Commedia è intessuta di materia sonora. L’ascesa di quell’uomo smarrito è al tempo stesso una continua metamorfosi di suoni: dalle “orribili favelle” dell’Inferno alle salmodie purificatrici del Purgatorio, fino all’armonia delle sfere celesti del Paradiso. Dante si rappresenta, in quella che è la più “erotica” (Eros e Agape intarsiati) delle tre cantiche, annichilito fino al balbettio, sprofondato nell’abisso dell’Assoluto Amore. Il nostro lavorare con i cittadini terrà conto che la forza del teatro è proprio la carnenei suoi limiti terreni: a differenza di Dante, che non sa se sta “salendo” con il corpo o solo con l’anima (Par. I, 73-75), noi staremo con i piedi ben piantati a terra, ancorati alla nostra imperfezione: e al tempo stesso cercheremo di far sì che quell’imperfezione sveli il suo scandaglio sonoro, uno scendere nelle profondità della voce.

Marco Martinelli e Ermanna Montanari, capostipiti di un’intera comunità artistica – il Teatro delle Albe fondato nel 1983 – sono maestri di un linguaggio teatrale che innesta la parola nella voce e la drammaturgia nella compresenza tra visibile e invisibile. Portatori di una poetica che attinge dalla tradizione scardinandola, e che non scinde l’arte dall’esistenza, i due artisti concentrano il proprio lavoro nella ricerca d’attore e nella parola, addentrandosi ora in un crinale che attraversa i territori del dialetto romagnolo e della musica elettronica, ora nella commistione con la cultura africana, ora componendo affreschi e allegorie corali. Lavorano ideativamente a quattro mani in modo alchemico e inscindibile, tesi in un forte afflato politico ed estetico, l’una immersa particolarmente nella ricerca vocale e nella creazione scenografica, l’altro dedito alla scrittura e alla regia, con slancio pedagogico. Numerosi le pubblicazioni da loro firmate e a loro dedicate.

Lingua: Italiano

Per partecipare è necessario scegliere un coro (i cori sono suddivisi a seconda dei diversi orari, richiedere info a malagola@teatrodellealbe.com).

con il patrocinio di ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITA’ DI BOLOGNA – Dipartimento delle Arti, PARIS 8 e TEAMeD – Théorie Expérimentation Arts Médias et Design

 

 

Tutti i seminari sono gratuiti, ma è richiesta l’iscrizione.
Gli incontri si terranno presso la sede di Palazzo Malagola, via di Roma 118 (entrata da vicolo Porziolino), Ravenna, nel rispetto delle norme vigenti in materia di prevenzione e contenimento del Covid-19.

per informazioni e iscrizioni :
Veronica Gennari malagola@teatrodellealbe.com | cel. 320 0823331

La non-scuola del Teatro delle Albe compie 30 anni

La non-scuola, quell’“asinina” e antiaccademica esperienza di laboratorio teatrale che il Teatro delle Albe tiene viva da trent’anni con gli adolescenti, nel segno del cortocircuito di arte e vita che la compagnia accende ogni giorno, e che vede la partecipazione di centinaia di adolescenti, riparte dopo due anni di sospensione forzata.
Dopo un prologo la scorsa estate tra Ravenna e il forese, questa pratica, che da sempre si confronta con l’energia gioiosa dei molti, è tornata nelle scuole e metterà come di consueto in atto la sua dionisiaca serie di debutti al Teatro Rasi, da mercoledì 16 marzo a venerdì 8 aprile (ATTENZIONE: il programma ha subito variazioni, controllare il calendario sul sito).
Avviata da Marco Martinelli trent’anni fa, la non-scuola è tuttora fonte di rinnovamento continuo delle proprie fertili istanze, facendo di Ravenna Teatro una sede di alfabetizzazione scenica a più sfaccettature, ed esportando il “modello” in diverse parti del mondo.

Fotografia di Enrico Fedrigoli, grafica Casa Walden

La non-scuola è un laboratorio di teatro – ma nel senso più lato immaginabile – nel quale scompaiono i metodi accademici e dove l’idea stessa di uno scambio di emozioni tra pari è già in sé uno spettacolo. La creazione di “coro”, di cui sono intrise la poetica e l’attività del Teatro delle Albe, sprigiona diverse funzioni dell’identità di Ravenna Teatro. Riguarda infatti le modalità compositive della poetica scenica, dove la moltitudine si rivela coro, in relazione alle radici del teatro occidentale e agli snodi tra arte e comunità. Riguarda la creazione di pubblico e la crescita culturale. Riguarda l’accesso facilitato all’arte teatrale, sia in termini di formazione che di socialità.

Dopo quasi due anni durante i quali proprio le situazioni di “moltitudine” e “coro” sono state difficilmente praticabili, i laboratori sono ripartiti all’interno degli edifici scolastici, pur con le difficoltà legate alla situazione pandemica, riaccogliendo nel gioco del teatro il plotone gioioso della non-scuola e celebrando i trent’anni di questa pratica teatrale con la festa finale dei debutti, un’invasione adolescente del Teatro Rasi che attraversa e divora i classici restituendone l’origine dionisiaca.

«Le facce dei trecento adolescenti che a Ravenna partecipano ai laboratori nelle scuole medie superiori, dai licei agli istituti tecnici, le conosco tutte. Fanno parte della mia vita di regista, di direttore artistico, di scrittore, così come le facce di tanti ateniesi erano parte viva dell’immaginario e della scrittura di Aristofane. Io amo questo rapporto carnale tra autore e spettatore, che non è in questo caso solo un rapporto tra autore e spettatore, perché con questi adolescenti costruiamo insieme eventi scenici sorprendenti. Giochiamo, affrontiamo il tutto con la stessa vitalità che richiede una partita di calcio, un concerto rock… Il palco si fa luogo di energie sporche, furibonde, non accademiche, la vita irrompe nel tessuto dei testi antichi, li attraversa senza rispetto, e il linguaggio fisico della scena diventa per chi se ne impossessa più esaltante di un videogame. Le oscenità della commedia antica o i lirismi di Shakespeare rivivono sulla bocca dei quindicenni come lezioni di nuovo teatro, per me e per gli spettatori che le ascoltano».

Così Marco Martinelli racconta la realtà della non-scuola, esperienza nata dapprima negli istituti superiori della città di Ravenna e poi arrivata in diverse parti del mondo, in alcune delle quali continua tuttora: da Milano alla Sicilia e alla Sardegna, a Scampia e Napoli, Lecce, Matera, Roma, Vicenza, Lido Adriano e Santarcangelo, dagli Stati Uniti alla Francia, dal Senegal al Brasile e al Kenya.

«Il ritorno della non-scuola segna il rinnovarsi di una tradizione ravennate che negli anni ha coinvolto diverse generazioni e migliaia di ragazze e ragazzi – afferma Fabio Sbaraglia, assessore alla Cultura del Comune di Ravenna –. Un’esperienza che per tantissimi ha significato il primo e decisivo incontro con il teatro e che ogni anno coinvolge nuovi protagonisti innescando percorsi creativi e di partecipazione assolutamente straordinari. Per questo salutiamo con grande gioia il riproporsi di un’iniziativa che si è profondamente radicata nella nostra comunità e che ha seminato teatro anche in tantissime parti del mondo. Un ringraziamento particolare, oltre naturalmente a Ravenna Teatro, va a tutte le insegnati e gli insegnanti che anche quest’anno hanno deciso di accompagnare il progetto con impegno e passione».

Attraverso il contagio della non-scuola si è innestato tra la scena e l’universo corale dei ragazzi un atto teatrale che è al contempo pedagogico e artistico e che ha generato negli anni un flusso che vede migliaia di giovani appassionarsi alla scena e allo sguardo, chiamati a rivitalizzare in profondità la cultura teatrale di una città.

A Ravenna la non-scuola rappresenta un bacino di coinvolgimento che ogni anno raccoglie nei suoi laboratori circa 300 ragazzi più gli insegnanti, nonostante la difficile situazione economica delle scuole e quindi la poca disponibilità a investire sull’esperienza teatrale, e nonostante le difficoltà che gli istituti incontrano nell’organizzazione dei laboratori. Ravenna Teatro continua tuttavia questo dialogo prezioso anche investendo di proprio: nel 95% dei casi infatti la non-scuola è guidata da ragazzi che proprio nella non-scuola sono cresciuti, perché le guide di oggi sono quelle che la non-scuola l’hanno fatta in passato, sono quei ragazzi e ragazze che si sono ammalati di teatro e che ora vogliono provare a fare del teatro la propria vita.
Proprio nel rapporto prezioso con le guide, da quest’anno si sta pensando a un percorso di riflessione teorica dedicato a loro e aperto alla città, che indaghi questioni pedagogiche e racconti possibili pratiche nella relazione con l’altro che è l’adolescente, un percorso di nutrimento e confronto a latere dell’esperienza fatta nelle scuole durante i laboratori.

 

Fotografia di Enrico Fedrigoli

 

La non-scuola e PARADISO

Anche quest’anno, come nel 2017 in occasione di Inferno, Ravenna Teatro proporrà a tutti i partecipanti della non-scuoladi Ravenna e di tutta Italia – di partecipare anche a PARADISO. Chiamata Pubblica per la “Divina Commedia” di Dante Alighieri, di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, una coproduzione Ravenna Festival e Teatro delle AlbeRavenna Teatro, che sarà in scena nel programma del Festival dell’estate 2022.

 

Si ringraziano

Comune di Ravenna-Assessorato alla Cultura, Regione Emilia-Romagna, MIC Ministero della Cultura, Ravenna Teatro, BCC Credito Cooperativo Ravennate Forlivese Imolese Soc. Coop., Confcooperative Romagna, Fondazione Flaminia, 700 Viva Dante Ravenna 1321-2021.

I PARTECIPANTI

Liceo Artistico “P. L. Nervi – G. Severini”, Liceo Classico “D. Alighieri” – Istituto Magistrale “M. Di Savoia”, Liceo Scientifico “A. Oriani”, ITIS “N. Baldini”, ITG “C. Morigia”, ITAS “L. Perdisa”, Fondazione Flaminia per l’Università in Romagna, Assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna –Castiglione di Ravenna, Scuola Secondaria 1° grado “G. Zignani”.

IL PROGRAMMA

mercoledì 16 marzo ore 21
I.T.I.S. “N. Baldini”, I.T.G. “C. Morigia”, I.T.A.S. “L. Perdisa”
Alcesti
ispirato a Euripide

sabato 19 marzo ore 21    –>  DATA POSTICIPATA: domenica 10 aprile
Liceo Classico “D. Alighieri”, Istituto Magistrale “M. Di Savoia”
Dopo la tempesta
ispirato a La Tempesta di William Shakespeare

lunedì 28 marzo ore 21
Fondazione Flaminia per l’Università in Romagna
33 Svenimenti
ispirato a Una domanda di matrimonio, L’anniversario, L’orso di Anton Čechov

martedì 29 marzo ore 21   –>  DATA POSTICIPATA: sabato 23 aprile
Liceo Artistico “P. L. Nervi – G. Severini”
Lisistrata
ispirato a Aristofane

giovedì 7 aprile ore 21
Liceo Scientifico “A. Oriani”
Anti-gone
ispirato a Antigone di Sofocle

venerdì 8 aprile ore 21
Ass.to al decentramento del Comune di Ravenna – Castiglione di Ravenna, Scuola Secondaria 1° grado “G. Zignani”
Tirate! Spennate! Battete! Scuoiate!
ispirato a Gli Uccelli di Aristofane

BIGLIETTI TEATRO RASI

Biglietti in vendita il giovedì dalle 16 alle 18, da un’ora prima degli spettacoli e on-line su ravennateatro.com e vivaticket.com

intero 5 €, ridotto* 3 €
*under20, studenti universitari e docenti degli Istituti coinvolti

È fortemente consigliato l’acquisto in prevendita

INFORMAZIONI

Ravenna Teatro, tel. 0544 36239
Biglietteria teatro Rasi, via di Roma 39 Ravenna, tel. 0544 30227 (aperta il giovedì dalle 16 alle 18 e da un’ora prima degli spettacoli)

Ogni attività verrà svolta nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di prevenzione e contenimento del Covid-19. Per accedere ai luoghi di spettacolo è necessario, oltre all’obbligo di indossare la mascherina FFP2, essere in possesso di Green Pass rafforzato a partire dai 12 anni compresi.

 

Fotografia di Cesare Fabbri

“Lo strano concorso del cane a teatro”

Ravenna Teatro indice un concorso per tutte le classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado di Ravenna, legato allo spettacolo del Teatro dell’Elfo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, in scena al Teatro Alighieri dal 10 al 13 marzo ne La Stagione dei Teatri. L’iniziativa si concluderà sabato 30 aprile 2022, in palio biglietti per la prossima Stagione e libri.

Fotografia di Laila Pozzo

Siete una classe con la passione per la lettura? Vi piace risolvere misteri, ma vi appassionano anche i libri che aiutano a crescere, a riflettere? Vi interessa scoprire come si trasforma un romanzo di fama mondiale in uno spettacolo teatrale di altrettanto successo? E vi piacerebbe fare tutte le domande che vi saltano in mente a chi recita su un palcoscenico?
Se avete risposto “sì” ad almeno tre di queste domande, questo è il concorso che fa per voi!

Per partecipare la classe deve:

  • leggere il romanzo di Mark Haddon Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
  • assistere allo spettacolo in scena al Teatro Alighieri dal 10 al 13 marzo
  • partecipare all’incontro con la compagnia di sabato 12 marzo ore 18.00 presso la Sala Corelli del Teatro Alighieri
  • svolgere un lavoro collettivo che segua questa traccia:
    Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si cura mai di osservare, scrive il protagonista Christopher, citando lo scrittore Arthur Conan Doyle.
    Quali aspetti dello spettacolo vi hanno colpito ed emozionato di più, anche rispetto alla lettura del romanzo? C’è qualcosa in particolare nella storia di Christopher che vi ha fatto riflettere, qualche cosa che avete sempre dato per scontato (il rapporto con i genitori, con gli amici, con le vostre passioni…) e che invece vi ha fatto fermare a ragionare?”

 

Scatenate la vostra creatività e sviluppate le tematiche de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte che più vi hanno coinvolto. Potete scrivere un testo di massimo 6000 battute oppure registrare un video o un audio (massimo 3 minuti). Unica regola: tanta passione, energia e spirito di squadra!
Una giuria di esperti valuterà i lavori ricevuti e assegnerà un premio al migliore elaborato.
Premi in palio: biglietti per la prossima Stagione e libri

Per iscrivervi inviate una mail all’indirizzo promozione@ravennateatro.com indicando nome della classe partecipante, l’istituto di cui fa parte, il numero di studenti, nome e recapito/indirizzo mail dell’insegnante di riferimento.
Vi verrà successivamente chiesto a quale replica dello spettacolo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte vorrete assistere, e riceverete le informazioni sulle modalità di ritiro dei biglietti.
La possibilità di iscrizione al concorso termina sabato 13 marzo alle ore 14.00. La consegna degli elaborati è invece possibile fino a sabato 9 aprile.
I vincitori saranno proclamati sabato 30 aprile alla Sala Corelli del Teatro Alighieri.

Vi aspettiamo!

 

Ecco i vincitori!

Sono gli studenti e le studentesse della 3ªE del Liceo Scientifico “A. Oriani” e due studentesse della 2BSU del Liceo Classico “D. Alighieri” i vincitori e le vincitrici del concorso promosso da Ravenna Teatro legato allo spettacolo del Teatro dell’Elfo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, andato in scena a marzo al Teatro Alighieri

Gli studenti e le studentesse della 3ªE del Liceo Scientifico “A. Oriani” e le studentesse Sofia Ricci e Sabrina Makhlouf della classe 2ªBSU del Liceo Classico “D. Alighieri”, hanno vinto il concorso indetto da Ravenna Teatro legato allo spettacolo del Teatro dell’Elfo Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, andato in scena all’Alighieri dal 10 al 13 marzo nell’ambito de La Stagione dei Teatri. Ad aggiudicarsi il primo premio è stata dunque l’intera classe 3ªE (composta da Federica Angelini, Camilla Baldini, Enrico Bonetti, Valentina Bucchi, Francesco Campese, Emma Carli, Alessandro Carozzo, Giorgia Castellani, Sara De Leo, Francesco Emiliani, Simone Fornasari, Sasha Gambi, Martino Gardini, Alice Gasperoni, Camilla Maren Ivaldi, Sofia Magnano, Giulia Maruccia, Luca Montalti, Ginevra Montanari, Chiara Penso, Sofia Tanzi, Andrea Zannini) coordinata dalla professoressa Eliana Tazzari, mentre al secondo posto, a pari merito, si sono classificate le due studentesse della classe del Liceo Classico coordinata dalle professoresse Anna Fasano e Daniela Mandrioli.

Queste le motivazioni alla base della consegna dei premi agli alunni e alle alunne della 3ªE del Liceo scientifico: “Per il grande lavoro di squadra svolto dall’intera classe, un video che, coerentemente alla consegna data, racconta attraverso immagini e parole di come gli adolescenti siano attenti alle cose del mondo che spesso gli adulti danno per scontate; una lettera aperta al personaggio di Christopher che riflette (e fa riflettere) sulla bellezza dei dettagli”.

I ragazzi della 3ªE Liceo Scientifico “A. Oriani”, insieme alla prof.ssa Eliana Tazzari e alla dirigente scolastica Aurea Valentini, al Teatro Rasi prima dello spettacolo Canto Primo.
Al centro, accovacciato, Marco Valerio Amico, coreografo di gruppo nanou.

 

Per quanto riguarda le seconde classificate della 2ªBSU del Classico, la giuria ha inteso conferire il premio “per l’impegno nel dare colore e forma a un testo scritto attraverso l’utilizzo di immagini e di differenti caratteri tipografici. Due lavori che indagano tematiche importanti come la fugacità del tempo e lo spettro autistico visto in quanto pura caratteristica della persona, andando al di là del punto di vista medico”.

Sofia Ricci (a sinistra) e Sabrina Makhlouf (a destra) premiate da Maria Chiara Parmiani (Ravenna Teatro) davanti al Liceo Classico “D. Alighieri”

 

A tutti i ragazzi e le ragazze della 3ªE sono stati consegnati i biglietti di Canto Primo: MIASMA – ARSURA, spettacolo di OvO / gruppo nanou (in collaborazione con il Festival Transmissions) in programma il 19 e 20 maggio al Teatro Rasi, mentre alle seconde classificatesono state consegnate duplici copie dei volumi di Marco Martinelli Aristofane a Scampia (Ponte alle Grazie), Farsi Luogo (Cuepress editore) e di L’abbaglio del tempo, scritto da Ermanna Montanari (La nave di Teseo).

Di seguito trovate il video vincitore del concorso, realizzato dalla classe 3ª E del Liceo Scientifico “A. Oriani”

Svelato il Teatro Rasi rinnovato!

Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ravenna Teatro, Legacoop Romagna e Confcooperative Romagna consegnano alla città un teatro di dimensione europea

Dopo soli 7 mesi dall’inizio dei lavori di riqualificazione e innovazione – e nei tempi previsti nonostante le difficoltà legate al periodo pandemico – Ravenna Teatro, insieme a Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Fondo per lo Sviluppo e la Coesione FSC, a Legacoop Romagna e a Confcooperative, è felice di riaprire il Teatro Rasi, consegnando alla città uno spazio di dimensione europea in grado di misurarsi con le diverse esigenze della scena e della ricerca teatrale e multidisciplinare contemporanea.

Fotografia di Marco Parollo

Nel continuare ad abitare l’ex chiesa di Santa Chiara, costruita nel 1250, e mantenendone l’anima, il Rasi non presenta più la conformazione di cineteatro degli anni Settanta, ma di una sala teatrale pronta a ospitare le nuove opere, a tutelare ancora maggiormente le creazioni, gli artisti e i lavoratori, restando luogo sempre in dialogo con la città e le sue energie.
Il progetto – realizzato grazie alla volontà e alla sapienza di tanti soggetti che hanno lavorato sinergicamente, in una prospettiva ecologica di trasformazione degli spazi esistenti – ha previsto la sostituzione delle poltrone in favore di una gradinata telescopica mobile, che permetterà usi inediti e la possibilità di sconfinamento dello spazio scenico a tutta la platea. L’area sotto la galleria, poi, occupata finora dalla parte finale della platea, è diventata una sala autonoma, pronta a ospitare incontri, laboratori, spettacoli più intimi, prove, mostre. Nel riallestimento è stato inoltre posto fortemente l’accento sull’aspetto acustico, ulteriormente ottimizzato. Contestualmente, il Comune di Ravenna ha approfittato del cantiere – sempre in termini di ottimizzazione delle energie e con sguardo lungimirante – per operare alcuni lavori di consolidamento del tetto.
La ristrutturazione è stata possibile in primis grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ravenna, in collaborazione con Ravenna Teatro, Legacoop Romagna e Confcooperative, insieme alla Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza, che ha guidato i lavori.
Il progetto è stato firmato dall’architetto Carlo Carbone, autorevole protagonista di diverse altre ristrutturazioni nel settore, come quelle del Teatro Colosseo di Torino, del Teatro La cucina-Olinda di Milano, del Koreja di Lecce, dell’Auditorium di Fiesole, solo per citarne alcune.
La riapertura al pubblico il 18 e 19 febbraio si articola in due giornate di incontri, proiezioni e spettacoli – con al centro la prima nazionale di Pianura, di e con Marco Belpoliti, regia di Marco Martinelli – nel segno di quel farsi luogo che fa del teatro un luogo privilegiato della relazione e dell’incontro con l’altro e che costruisce il suo spazio e il suo tempo nella condivisione a partire da quelle radici antiche, non sostituibili, del coro-polis.

«Oggi – commenta il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale – inizia per il Rasi, ex chiesa costruita nel 1250, una fase completamente nuova, che lo propone come spazio teatrale del nuovo millennio. Ci troviamo davanti a un altro positivo esempio di come a Ravenna l’amore per la cultura e la collaborazione tra soggetti diversi che mettono risorse e competenze a disposizione della comunità diano sempre buoni frutti. I lavori appena conclusi, nei tempi previsti nonostante la pandemia, restituiscono al pubblico e alle tantissime realtà culturali che ogni anno calcano il palcoscenico del Rasi un luogo di cultura che è sempre stato preziosissimo per Ravenna e che ora si presenta riqualificato e rifunzionalizzato. Il Rasi non è stato il primo spazio al quale è stata dedicata attenzione né sarà l’ultimo, perché la prospettiva generale è e rimane quella di rendere sempre più moderni e funzionali tutti i luoghi di cultura del nostro territorio. Ora l’augurio, dopo le tante chiusure dovute alla pandemia, è quello di vedere questi spazi sempre pieni di pubblico. La proposta culturale sia di Ravenna Teatro che di tutti gli altri soggetti che fanno cultura e spettacolo a Ravenna è sicuramente all’altezza di questa sfida».
«Il nostro Rasi – aggiunge l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia – è sempre stato, oltre che teatro, casa per tanti ravennati e non che negli anni hanno saputo trovare nei suoi spazi un luogo da frequentare, in cui ritrovarsi e riconoscersi. Questo intervento di rinnovamento dei suoi locali progettato dall’architetto Carlo Carbone proietta il Teatro Rasi, e con esso Ravenna, in una dimensione finalmente europea in cui sarà ridefinito il rapporto con la fruizione e le esigenze della scena contemporanea. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questo salto di qualità e a Ravenna Teatro, che gestisce il Rasi in convenzione con il Comune di Ravenna non solo per la messa in scena delle proprie produzioni e degli spettacoli della Stagione dei Teatri, ma anche offrendo un preziosissimo supporto a tutte le altre realtà culturali che nel corso dell’anno usufruiscono di questo spazio in virtù di convenzioni e patrocini del Comune».

LA SINERGIA PUBBLICO-PRIVATO

Il teatro da sempre ci mostra che la creazione di un’opera avviene solo nel dialogo e nell’incontro sinergico di sapienze e professionalità, e questo cantiere ha avvalorato tale pratica dimostrando l’importanza del lavoro di squadra.
La ristrutturazione è stata possibile in primis grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, attraverso un bando del 2018 rivolto ad interventi nei teatri della regione, e alla compartecipazione dell’amministrazione comunale e al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione FSC. Regione e Comune hanno poi avviato il rapporto con la Cooperativa Ravenna Teatro, unico soggetto privato a partecipare al bando (vincendolo), che ha operato in feconda collaborazione con Legacoop Romagna e Confcooperative, insieme alla Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza, che ha guidato i lavori.
Un percorso, quello della ristrutturazione, in cui il Comune di Ravenna ha offerto la possibilità di un dialogo tra un’amministrazione pubblica e un soggetto privato per poter intervenire su un bene pubblico. Ravenna Teatro ha seguito la regolare procedura dei bandi pubblici, in guisa di stazione appaltante, dando vita a una relazione importante e seminale. Possiamo infatti definire tale intervento anticipatore e apripista di una direzione che oggi è la stessa Comunità Europea (e il Governo italiano) a indicare per poter intervenire nei bandi che verranno proposti tramite il PNRR, nel quale si suggerisce proprio il dialogo tra pubblico e privato per poter intervenire anche in spazi di proprietà pubblica.

Interventi di miglioramento, riqualificazione e innovazione funzionale del Teatro Rasi finanziato da Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ravenna Teatro con risorse FSC 2014-2020 Piano Operativo della Regione Emilia-Romagna (Delibera Cipe n.76/2017) grazie al contributo di Legacoop Romagna, Confcooperative Romagna, CMCF Faenza, Carbone SAA Architects, Faggiotto S.T.A.F.F., Tesco Impianti Srl, Steel Pool Cantieri, Innova Global Service, Bertelè Telescopic Tribune, Barciulli Arreda Srl.

IL CANTIERE

Il cantiere del Teatro Rasi si è sviluppato in due direzioni: da una parte l’intervento realizzato grazie al bando regionale n.500 del 09/04/2018, condotto direttamente da Ravenna Teatro e con la partecipazione della Regione e del Comune; dall’altra l’intervento del Comune di Ravenna di consolidamento del tetto.
Complessivamente si è trattato di un investimento di 750mila euro: 550mila per i lavori gestiti direttamente da Ravenna Teatro (di cui 400 mila euro coperti dal contributo della Regione e del Comune di Ravenna) e 200mila che il Comune di Ravenna ha stanziato per i lavori del tetto.
Il bilancio complessivo ha avuto un incremento circa del 25% rispetto al preventivo iniziale, a causa, in larga misura, dell’incredibile aumento dei costi delle materie prime, ma anche delle complessità tecniche di intervento su un edificio del 1300, impossibili da rilevare totalmente in fase di preventivo.
Questo incremento extra è stato però compensato non solo dall’intervento pubblico, ma anche da quello di privati: Ravenna Teatro – cooperativa privata e indipendente – insieme a Confcooperative e Legacoop Romagna.
Il mettersi insieme, portando le proprie economie a favore di un teatro, di uno spazio pubblico, è sembrato, in un momento come questo, fondamentale, a Ravenna Teatro e a tutti i soggetti coinvolti, che hanno ritenuto che un momento delicato quale quello attuale si possa superare solo se gli spazi della cultura e della bellezza possono essere luoghi pulsanti e vivi all’interno della comunità.

È interessante infine ricordare il percorso, fatto insieme al Comune di Ravenna e alla Croce Rossa, per il recupero delle poltrone del “vecchio” Teatro Rasi. Affinché le poltrone dismesse non rimanessero inutilizzate o venissero buttate, il Comune ha aperto una manifestazione di interesse per metterle a disposizione di associazioni di volontariato, alla quale ha aderito la sezione di Ravenna della Croce Rossa Italiana. La CRI ha ritirato le poltrone e le ha messe in vendita a 30 euro ciascuna. I proventi della raccolta saranno impiegati per l’acquisto di mezzi di soccorso.

 

 

ALTRI APPROFONDIMENTI:

 

 

Interventi di miglioramento, riqualificazione e innovazione funzionale del Teatro Rasi finanziato da Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ravenna Teatro con risorse FSC 2014-2020
Piano Operativo della Regione Emilia-Romagna (Delibera Cipe n.76/2017)