Alla collaborazione artistica tra Chiara Lagani e Mara Cerri dobbiamo il prezioso volume I libri di Oz, di L. Frank Baum, che hanno rispettivamente tradotto e illustrato per Einaudi, prima di incrociare ancora il loro cammino per l’adattamento in graphic novel de L’amica geniale, pubblicato da Coconino Press. La traduzione in spettacolo – prima dei Libri di Oz e poi de L’amica geniale – vede l’importante intervento di Luigi De Angelis alla regia, al video e alle musiche intersecarsi con le due artiste, che avevano già singolarmente percorso l’universo di Elena Ferrante. Un universo che ora le porta a sprigionare un’alleanza speciale, fatta di immersione reciproca, di ciò che si vede e di ciò che non si vede, nel segno di una potenza tutta femminile, come racconta Chiara nel diario che ha pubblicato sulla rivista culturale online Doppiozero e che riportiamo di seguito.
“«Sorbole ricevute?» È un whatsapp di Mara. Vado di corsa a controllare la mail. Eccola. La scena delle sorbe è arrivata. Quando arrivano le tavole di Mara sento sempre il cuore in gola. È così fin dal principio, da quando lavoravamo ai Libri di Oz. So che lei vede quello che io non sono capace di vedere o, almeno, lo vede meglio e prima di me. Apro il pdf. Ed ecco che Enzo porge a Lila un rametto di sorbe. Lila lo guarda stupita e gli dice qualcosa. I balloon sono ancora vuoti, bianchi. Attendono. E lasciali attendere, mi dico. Interrogo le espressioni. Questo è il modo di scrivere più strano che abbia mai sperimentato: poroso, stratificato, più ancora che a teatro. Gli strati qui si compongono, ma ben presto si sfalderanno, si sgretoleranno, sono fatti di materia molto friabile. Non c’è battuta, non c’è didascalia progettata che resti indifferente al sisma delle immagini, delle espressioni, delle pennellate di colore. Nell’ultima vignetta c’è Lila, nella sua stanza, seduta sul letto. Ha appeso a un chiodo le sorbe e le guarda. Potrei sostare un giorno intero, penso, su quest’immagine.È come se le figure mi lanciassero degli ami a cui si aggrappano le parole dette e le parole non dette. Devo soltanto affidarmi alle figure, penso, trovare un equilibrio tra i pieni e i vuoti, i suoni e il silenzio. Un po’ come in scena, quando affido tutto ai corpi degli attori: al di là dei corpi ogni cosa è spaventosa. I corpi sono le mie Colonne d’Ercole. I pilastri che sostengono il Mondo. (…) Notifica mail. Nuova serie di tavole. «Il libro». Così si chiama il pdf in allegato. «Il libro» è Piccole donne. Le amiche l’hanno comprato coi soldi di Don Achille, l’orco della loro infanzia. Lo leggono assieme e assieme progettano di scriverne uno tutto loro, per realizzare un sogno di libertà. Le tavole di Mara sono bellissime. Mentre mi incanto a guardare i dettagli, «il libro» del titolo si trasforma: adesso è «la fata blu», il capolavoro (illustrato!) di Lila bambina. L’ha scritto, alla fine, da sola. Io, però, non sono sola, siamo due, e siamo tante. Questa è un’altra cosa potente che sa fare Ferrante, penso, mettere insieme le donne”.
L’affabulatore romano Ascanio Celestini è il protagonista di Museo Pasolini, spettacolo che rappresenta una sorta di affresco dell’Italia del secondo Novecento tracciato attraverso le tante e diverse opere che l’intellettuale bolognese ci ha lasciato. Qui di seguito un suo video e un’intervista a cura di Federica Ferruzzi.
Celestini, qual è l’immagine dell’Italia che emerge da questo lavoro? Cosa ci dice, di noi e del Paese?
“Vincenzo Cerami ha detto: ‘se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini, dalla prima poesia che scrisse quando aveva 7 anni fino al film Salò, e la ordiniamo secondo cronologia, avremo il ritratto, il disegno della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degni anni ’70. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro paese in tutti questi anni’. Io non ho fatto altro che accostare la sua opera a quello che accadeva in Italia in quel determinato periodo. Ad esempio, mi sono chiesto: cosa succedeva, in Italia, quando usciva al cinema Accattoni? E verificavo che in quegli anni si andava verso i primi governi di centro sinistra. Un modo per leggere la storia attraverso il punto di vista di una persona particolarmente preparata e anche un po’ folle. Ritengo sia uno sguardo più interessante rispetto a quello degli storici, che fanno una cernita più scientifica che emotiva”.
Al di là della celebrazione dei cento anni dalla nascita, come nasce questo spettacolo?
“Un momento importante nella costruzione di questo spettacolo è stato nel 2015, in occasione dell’anniversario della morte di Pasolini, quando feci un’intervista a Graziella Chiarcossi, filologa, cugina di Pier Paolo, la persona che oggi lo conosce meglio. Tramite lei ho scoperto un aspetto poco noto, ovvero che il padre, militare fascista, era molto legato al figlio, omossessuale comunista. Gli faceva da segretario, lo seguiva passo passo. La lettura che invece abbiamo avuto, in questi anni, del loro rapporto era di forte conflitto, per questo occorre approfondire. I motivi di questo spettacolo sono tanti: nel 2020 mi sono recato, per la prima volta, nel cimitero di Casarsa della Delizia, dove è sepolta tutta la famiglia Pasolini. Spesso sento dire che Pier Paolo era friulano: in realtà, come sappiamo, era nato a Bologna, anche se è pur vero che non si sceglie dove nascere e che lui è sempre rimasto molto legato alla sua parte friulana. Al cimitero sono tutti lì, è una sorta di album di famiglia e credo che questo aspetto vada recuperato. Credo che, quando si parla di Pasolini, non si debba aver paura di entrare nel personale: lo facciamo con tutti e non capisco perché non lo si debba fare con lui, che ha riversato tutta la sua vita nelle sue opere senza mai nascondersi”.
Se questo ipotetico museo esistesse, cosa dovrebbe contenere?
“Io penso davvero che esista (ride, ndr). Al giorno d’oggi, nessuno penserebbe di allestire un Louvre o una struttura come gli Uffizi, oggi si prediligono percorsi brevi ma sensati e nel mio museo c’è un filo preciso. Ogni museo ha una sua logica, dunque uno o più fili che servono a tessere un racconto. Qui gli oggetti contenuti sono cinque. C’è la prima poesia che Pasolini scrisse all’età di sette anni. Quella che gli fece comprendere che la poesia non è solo un oggetto di studio o consumo, ma anche qualcosa che si può produrre, che tu stesso puoi scrivere. C’è il piccolo cimitero di Casarsa della Delizia nel quale riposano il poeta, la madre e le zie, il padre, il fratello e i partigiani uccisi con lui. Come dicevo, è un album di famiglia. C’è l’innocenza perduta dei comunisti dopo l’invasione dell’Ungheria nel 1956. C’è la borsa in similpelle che contiene l’esplosivo della strage di Piazza Fontana e, pezzo più importante, c’è il corpo massacrato del poeta. Questo museo si trova ovunque venga rappresentato lo spettacolo, ma è anche in un luogo preciso. Un luogo del delitto: il ‘900”.
Cosa è stato, il Novecento?
“Un secolo pieno di utopie, di gioia e di tragedie. Per far visitare il museo bisogna spalancare le porte del ‘900 e metterlo in mostra, esporlo senza censure, senza lasciare pezzi preziosi chiusi negli scantinati. Bisogna esporsi. Il ‘900 è il luogo del delitto di Pasolini: il narratore della storia e guida del museo ci dice che il luogo del delitto non è l’Idroscalo di Ostia, ma il secolo appena trascorso. Ci dice che siamo noi i colpevoli. Noi che abbiamo vissuto questo secolo. E la pena da scontare consiste proprio nell’aprire la porta e mostrare le contraddizioni, i delitti, le speranze. Ma anche le analogie, le relazioni tra l’opera di Pasolini, la sua vita e gli avvenimenti grandi e piccoli che hanno caratterizzato 53 anni di storia dal 1922 al 1975. I 53 anni di vita del poeta”.
Ravenna Teatro e Coconino Press organizzano una serie di incontri e laboratori per le scuole, ma anche aperti al pubblico, legati ai tre spettacoli de La Stagione dei Teatriin cui è il segno grafico a fare da protagonista.
In occasione de L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi (dal 2 al 5 febbraio al Teatro Alighieri), L’amica geniale a fumetti(23 e 24 febbraio Teatro Rasi), Mille anni o giù di lì(4 e 6 aprile Teatro Rasi)sono stati infatti programmati appuntamenti che faranno incontrare ai ragazzi e alle ragazze del liceo artistico Nervi-Severini e dell’istituto Morgia – Perdisa, entrambi di Ravenna, importanti illustratori e illustratici del calibro di Andrea Bruno, che firma i disegni dello spettacolo di Claudio Casadio, Mara Cerri, protagonista insieme a Chiara Lagani dello spettacolo tratto dal libro di Elena Ferrante, e Davide Reviati, autore dei disegni che fanno da sfondo alla vicenda raccontata in scena da Luigi Dadina.
L’iniziativa fungerà da volano del Festival Coconino Press, che anche quest’anno si svolgerà a Ravenna.
“Dopo l’emozionante accoglienza della città nel luglio dell’anno scorso in occasione del nostro primo CoconinoFest – commenta Ilaria Bonaccorsi Gardini, editrice di Coconino Press -, siamo impazienti e felici non solo di tornare quest’anno con la seconda edizione del CoconinoFest, ma anche di inaugurare questa collaborazione con Ravenna Teatro. Incontrare studenti, andare nelle scuole, intrecciare arti diverse e raccontarle è, da sempre, tra i progetti più belli della casa editrice e non possiamo che ringraziare Ravenna Teatro per questa occasione”.
“Siamo felici di organizzare una sorta di piccolo festival di graphic novel e illustrazione con una tra le casi editrici più importanti del settore – sottolinea Alessandro Argnani, condirettore Ravenna Teatro -. L’iniziativa è rivolta principalmente ai ragazzi e alle ragazze delle scuole, con alcuni momenti aperti al pubblico. Il progetto vuole essere una lente di ingrandimento su un dialogo, sempre più presente, tra illustratori, graphic novel e teatro: oggi il segno di questi artisti e artiste è sempre più in scena, in dialogo con le opere di teatro contemporaneo”.
Calendario degli incontri:
1 febbraio – L’illustratore Andrea Bruno incontra studenti e studentesse dell’istituto Morigia – Perdisa con Leonardo Guardigli, art director Coconino Press.
23 febbraio – Al termine dello spettacolo L’amica geniale a fumetti, in scena al Rasi alle 21:00, Giovanni Ferrara, direttore editoriale di Coconino Press, dialogherà con Chiara Lagani, Mara Cerri e Davide Reviati.
24 febbraio – Matinée con successivo incontro per studenti e studentesse del liceo artistico Nervi-Severini a cui prenderanno parte Cerri e Lagani moderato da Giovanni Ferrara, direttore editoriale Coconino Press.
5 aprile – matinée per studenti e studentesse del liceo artistico Nervi – Severini, a seguire Davide Reviati in dialogo con Oscar Glioti, senior editor Coconino Press.
L’iniziativa si svolge in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, che metterà a disposizione i propri laboratori per il corso di serigrafia che verrà svolto da Else – Edizioni, una casa editrice, un laboratorio artigianale di stampa serigrafica e un’associazione che nel 2012 nasce a Roma dall’incontro tra professionisti in diversi campi dell’editoria, della grafica, dell’illustrazione e della stampa d’arte. Il laboratorio è a numero chiuso, per potersi iscrivere inviare una mail a promozione@ravennateatro.com o telefonare allo 0544 36239.
Intervista di Federica Ferruzzi a Roberto Mercadini
“Sono, da sempre, appassionato di poesia, letteratura e teatro, ma quando è stato il momento di scegliere, ho avuto il timore che questi studi non mi garantissero un lavoro, così mi sono iscritto alla Facoltà di Ingegneria. Per dieci anni ho fatto l’informatico, ma nel frattempo scrivevo e studiavo, coltivando la passione per la scrittura e il teatro, fino a che l’impegno e l’attribuzione del lavoro di artista divennero tali da permettermi e costringermi a lasciare il lavoro di ufficio”.
Si presenta così Roberto Mercadini, scrittore cesenate, che sabato 28 gennaio porterà in scena, al Teatro Rasi, lo spettacolo dal titolo Orlando Furioso, fuori programma de La Stagione dei Teatri.
“Mi sono avvicinato a quest’Opera – spiega – perché, nel 2015, mi è stato commissionato un monologo sull’Orlando Furioso, in occasione dei cinquecento anni dalla prima edizione. Spesso, infatti, proprio come gli artisti rinascimentali, eseguo lavori su commissione.
Io sono un narratore, dunque ho immaginato una narrazione e ho cercato di individuare, nell’immenso e intricato Poema, alcune figure chiave. La prima, ovviamente, è Orlando, mentre la seconda è Angelica, che fugge continuamente: un simbolo potente di quello che succede a tutti in tutto il Poema, ovvero correre dietro qualcosa che non si fa afferrare. Poi c’è Astolfo, il personaggio più visionario e immaginifico di tutta la letteratura, testimone del fatto che il Poema sia sprizzante di fantasia; accanto a lui Bradamante, il cavaliere perfetto. Cucendo insieme le vicende di questi quattro personaggi, mantenendo una linea che è stata per forza di cose una sintesi estrema, mi è sembrato di dare un’immagine, per quanto semplificata e imperfetta, della ricchezza del Poema.
Io sono nato come teatrante e ho usato YouTube come vetrina, come modo per portare la gente in teatro, un mezzo per far conoscere quello che faccio. Lo scopo non è realizzare visualizzazioni, ma invogliare le persone a venire in teatro. Spesso mi sento dire: ‘Mi piacciono i tuoi video, ma dal vivo sei molto meglio’ e questo mi rende felice, perché il mio vero mestiere è questo, stare sulle tavole di un palcoscenico a far ridere e piangere le persone. Sentire una risata vale mille volte di più che vedere un’icona con la risata e sentire un applauso vale mille volte di più di un like”.
Riprende Al Socjale al Teatro Socjale di Piangipane con uno spettacolo che celebra i duecento anni dalla nascita di Anita Garibaldi, rivoluzionaria brasiliana che, insieme al marito, incarnò un ideale di libertà tanto in America Latina quanto in Italia.
Lo spettacolo di Valeria Magrini, che vede protagonista l’attrice Asia Galeotti, è stato prodotto da Fondazione Ravenna Risorgimento, con il patrocinio del Comune di Ravenna, e sarà in scena martedì 24 gennaio, alle 21:00, e in replica mercoledì 25 gennaio alle 10.00per le scuole. A margine di questa seconda data, l’attrice sarà in dialogo con il vicesindaco di Ravenna e presidente della Fondazione, Eugenio Fusignani, per un incontro a cui parteciperanno alunne e alunni di diversi istituti ravennati.
Disegno, luci e regia dello spettacolo sono di Emanuele Montagna, mentre la produzione è a cura della Scuola Teatro Colli e Gruppo Teatro Colli. La scenografia è frutto di un progetto di alternanza scuola lavoro voluto dalla Fondazione e avviato nel 2021 con alcune classi del Liceo Artistico Luigi Nervi di Ravenna. Lo spettacolo ha debuttato per la prima volta nell’estate di quell’anno a Palazzo Grossi di Castiglione di Ravenna.
L’esibizione ripercorre la vita avventurosa di questa donna, nell’incontro con l’eroe dei due mondi, raccontata in prima persona da una nuova angolazione, per diradare le nebbie della storia ufficiale. A duecento anni dalla nascita, lo spettacolo tratteggia l’esistenza di Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva – più conosciuta come Anita Garibaldi – fino all’epilogo alle porte di Ravenna. La Terra è l’elemento base nel quale Anita si muove, da quella di Mandriole dalla quale “risorge” nel gioco teatrale, a quella futura nella quale desidera ritrovare il suo amato.
INFORMAZIONI E BIGLIETTI
Intero 12 euro, Ridotto* 10 euro
*Under30, Abbonati a La Stagione dei Teatri, residenti a Piangipane
I biglietti sono in vendita sul sito alla pagina di BIGLIETTERIA e presso la biglietteria del teatro Rasi il giovedì dalle 16.00 alle 18.00 e al Teatro Socjale da un’ora prima dello spettacolo.
È possibile prenotare telefonicamente i carnet o acquistare i biglietti con pagamento tramite Satispay al numero 333 7605760 da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 17.00.
La rassegna è organizzata con il supporto del Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Coop Alleanza 3.0, Fondazione del Monte di Bologna e di Ravenna, Assicoop Unipol Sai, Reclam, Apt Emilia-Romagna, Bcc ravennate, forlivese e imolese e in collaborazione con Sciroppo di Teatro – Ater Fondazione, Assitej Italia, Small Size Network, Coldiretti e Campagna Amica.
Media Partner: Il Resto del Carlino, Corriere Romagna, Ravenna Notizie, Setteserequi, Ravenna Web Tv, Pubblisole, Ravenna24ore, Ravenna e Dintorni.
In occasione della cerimonia di consegna dei Premi Ubu 2022 – che avverrà al Teatro Arena del Sole di Bologna il 12 dicembre, a partire dalle 20 – il Teatro delle Albe e Ravenna Teatro organizzano un gruppo di ascolto radiofonico per seguire la diretta su Rai Radio3. L’appuntamento è dalle ore 20:30 a Palazzo Malagola di via di Roma 118 a Ravenna, sede del centro di ricerca vocale e sonora MALAGOLA diretto da Ermanna Montanari, co-fondatrice e direttrice artistica del Teatro delle Albe, e da Enrico Pitozzi, studioso e docente dell’alma Mater Studiorum Università di Bologna.
Alla base della scelta di istituire un gruppo d’ascolto vi è la voglia di partecipare, seppur a distanza, ad una festa condivisa con Rai Radio3 e Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, seguendo la serata che sarà condotta da Laura Palmieri e Graziano Graziani, con interventi musicali di Ivan Talarico, un’incursione di Matilde Vigna e con la speciale partecipazione di Alessandro Bergonzoni.
I due fondatori e direttori artistici del Teatro delle Albe – Ermanna Montanari e Marco Martinelli – hanno ideato il Cantiere Dante, nel 2017, progetto che ha coinvolto migliaia di cittadini e cittadine di Ravenna, ma non solo, accanto agli attori e alle attrici della compagnia.
Un lavoro di scavo e approfondimento intorno a Dante, in occasione dei sette secoli della sua morte, che è stato scandito dalla musica di Luigi Ceccarelli, che si è avvalso delle scene e dei costumi degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera Milano – Scuola di Scenografia e Costume – guidati da Edoardo Sanchi e Paola Giorgi, delle luci di Francesco Catacchio e Fabio Sajiz e del suound design di Marco Olivieri.
Una reale e palpitante “messa in vita” della Commedia dantesca, che si è conclusa nel 2022 (un anno dopo, causa interruzioni pandemiche) con la realizzazione di Paradiso, ogni volta a partire dal luogo simbolo, il tempietto dove il poeta è sepolto a fianco della Basilica di San Francesco, dove si sono celebrati i funerali del sommo poeta nel 1321.
Caratteristica del progetto, forte di una mescolanza tra alto e basso, tra la sacra rappresentazione medievale e il “teatro di massa” di Majakovskij, è quella di calare lo spettatore nei panni di Dante e di rendere protagonista la sostanza corale, insieme spirituale e politica, del teatro.
Da questa creazione sono nati altri progetti nel segno del sommo poeta, tra cui Dante nei cinque continenti, sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dall’Istituto italiano di Cultura di Buenos Aires e di New York, che ha debuttato nel mese di ottobre al Teatro San Martín/Complejo Teatral di Buenos Aires, uno tra i più importanti e iconici teatri della capitale argentina.
“Le mie più sincere congratulazioni a Marco Martinelli ed Ermanna Montanari per questo importante e meritato riconoscimento che ci riempie di orgoglio e soddisfazione – è il commento del sindaco di Ravenna, Michele De Pascale -. Questo premio coglie l’assoluta straordinarietà dell’esperienza Chiamata Pubblica per La Divina Commedia che ha rappresentato molto più di una bellissima opera teatrale. È stata la dimostrazione concreta di una comunità capace di unire le proprie energie per dare vita a una meravigliosa avventura collettiva di cui ci siamo sentiti tutti e tutte protagonisti. L’arte di Ermanna Montanari e Marco Martinelli ha saputo raccogliere i versi del Poeta per esaltarne il legame con la contemporaneità, in una profonda connessione con lo spirito della Divina Commedia. Ancora una volta il Teatro delle Albe porta il nome di Ravenna nelle eccellenze nazionali e internazionali della produzione teatrale contemporanea”.
“Ravenna Festival, che ha fortemente voluto questo straordinario progetto di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, non può che essere molto felice ed orgoglioso per questo ulteriore riconoscimento al ‘Cantiere Dante’– osservano congiuntamente il sovrintendenteAntonio De Rosa e il direttore artisticoFranco Masotti -. Se la Divina Commedia è stata ‘messa in vita’ dal Teatro delle Albe e da tutti coloro che hanno così sapientemente e generosamente collaborato, anche la città stessa è tornata a vivere, nel suo festival, dopo il lungo silenzio provocato dalla pandemia, con un Paradiso tripudiante, luminoso e catartico. Ora Ravenna può dirsi ancora più di prima la città di Dante, la città della Commedia che si è fatta palcoscenico rendendo i suoi cittadini protagonisti di un grande affresco teatrale che ricorderemo a lungo”.
“Marco Martinelli e Ermanna Montanari –scriveGiulio Baffi, presidente ANCT, nella motivazione del Premio – sono i costruttori infaticabili di questa cattedrale dello spirito, sono gli artigiani al servizio della parola del poeta, sono gli architetti che hanno deciso di sfidare il cielo, di erigere questa loro cattedrale nel segno di un’urgenza: ridare corpo alla comunità attraverso la poesia. È infatti la vita, il suo flusso energetico, che Martinelli, Montanari e il Teatro delle Albe vanno cercando, sempre e comunque, con l’obiettivo, da rabdomanti della bellezza, di scoprire il fuoco nascosto di un’umanità che ha la potenzialità di essere connessa all’universale, di darsi per trasformare il mondo, renderlo migliore nell’attenzione dell’altro, nel contatto con l’altro”.
Breve cronologia dei premi ricevuti nel corso delle Chiamate pubbliche:
INFERNO – PURGATORIO – PARADISO (2017 < 2022)
La consegna dei premi della critica, manifestazione con cui l’Associazione nazionale dei critici di teatro segnala ogni anno gli spettacoli, i personaggi e le iniziative di particolare importanza registrate nella stagione precedente, si è tenuta quest’anno nel capoluogo campano lo scorso 14 novembre ed è stata ospitata dal Teatro Pubblico Campano nello storico Teatro Nuovo di Napoli.
Per INFERNO, Marco Martinelli e Ermanna Montanari hanno ricevuto altri prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali: Premio Ubu 2017 (“miglior progetto curatoriale”); Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro-ANCT; Lauro Dantesco ad honorem e Premio Culturale della VDIG-Vereinigung Deutsch-Italienischer Kultur-Gesellschaften.
Per fedeli d’amore: Premio Ubu 2018 “miglior attrice” a Ermanna Montanari
Per PURGATORIO al Teatro delle Albe è stato assegnato il PREMIO AWARDS 2019 PER LA CULTURA dall’Ordine dei Dottori e degli Esperti Contabili di Ravenna per avere restituito ai cittadini di Ravenna l’opera del sommo poeta in chiave corale.
Il 28 novembre verrà inaugurata la quarta stagione di Storie di Ravenna – fortunata serie che nasce dalla volontà di raccontare la storia della città attraverso la voce di studiosi ed esperti utilizzando, però, i tempi ed i linguaggi del teatro. Dopo l’evento speciale organizzato dal 19 al 23 ottobre al Teatro Socjale di Piangipane, dal titolo Volta e Rivolta. Storie di braccianti e cooperazione per i cento anni (e uno) del Teatro Socjale, e in attesa di conoscere il nuovo programma che verrà presentato nelle prossime settimane, Federica Ferruzzi intervista la storica Laura Orlandini.
Teodorico, San Romualdo, ma anche la trafila garibaldina e la marcia su Ravenna del ’21: sono diversi i personaggi e i temi approfonditi dal format Storie di Ravenna dal 2018 ad oggi, un dialogo a più voci con testimonianze letterarie, biografiche ed epistolari su alcuni snodi significativi della storia cittadina che ha visto in scena storici e storiche, studiosi e studiose, attori e attrici.
L’idea è stata quella di riprodurre, in teatro, lo spirito del trebbo, coinvolgendo anche chi attore non è. E tocca alla storica Laura Orlandini tracciare un bilancio anche a nome dei colleghi Giovanni Gardini e Alessandro Luparini che sono tra i protagonisti di questa fortunata rassegna.
Come è nata la rassegna e come siete stati coinvolti?
“L’idea è nata da Alessandro Argnani, condirettore di Ravenna Teatro: è stato lui a pensare di portare la Storia a teatro. L’intuizione è stata quella di coinvolgere Alessandro Luparini come storico contemporaneista e Giovanni Gardini come storico dell’arte. Insieme hanno iniziato a costruire le puntate coinvolgendo studiosi diversi tra loro. Io ho partecipato dapprima come spettatrice, poi come studiosa ed infine sono entrata ufficialmente in squadra”.
Come è stato il debutto?
“All’inizio l’idea è stata quella di coinvolgere esperti diversi che raccontassero le loro competenze e fin dall’inizio non si è trattato né di una conferenza, né di una lettura, né di una rappresentazione teatrale, quanto piuttosto dell’unione di tutti questi elementi. La storia è quindi stata inserita all’interno dei tempi e della struttura del teatro. La prima puntata è stata dedicata alla storia antica e ha destato molta curiosità: inizialmente si è partiti con uno spettacolo al mese, fissato di lunedì alle 18, seguito da un momento conviviale in cui venivano coinvolti, a turno, alcuni ristoranti della città. Anche se ogni volta veniva scelto un argomento preciso, non si parlava solo di quello, ma si trattava di un punto di partenza per arrivare a nuovi temi anche grazie ai diversi interessi degli storici coinvolti”.
Quali sono stati i meriti di questo format?
“Credo sia stato interessante unire una regia alle competenze degli storici. Alessandro Argnani, Roberto Magnani e Alessandro Renda ci hanno insegnato a rispettare le tempistiche teatrali e hanno creato uno spazio affinché le nostre conoscenze potessero esprimersi. Al Rasi abbiamo imparato a stare sul palco insieme ad un attore o un’attrice che, di volta in volta, hanno letto testi scelti da noi. Chi lavora nella storia spesso si muove in un ambito pubblico, presenta libri, insegna, ma vedere una platea varia presente in maniera assidua è stata una bella conquista. Questa esperienza ha aiutato a trovare nuovi linguaggi e il fatto di raccontare la storia partendo da un luogo noto ha suscitato interesse”.
Ci sono Storie a cui è rimasta legata?
“Ci sono argomenti che mi hanno coinvolto in prima persona, mentre altri hanno significato imparare nuove cose. Se devo pensare ad un momento a cui sono particolarmente legata è stato quello della riapertura del Rasi dopo l’anno di chiusura 2020-2021. Era il primo maggio e organizzammo una puntata di Storie di Ravenna dedicata a temi diversi che andavano dal luogo stesso del teatro alle lotte sociali: fu molto bello essere lì in quel momento e avere un pubblico di fronte. Ho sentito che eravamo tutti insieme, sul palco e in platea, contenti di esserci”.
Nuove suggestioni per la prossima stagione?
“Ogni volta ci sembra che siano esaurite le possibili storie da raccontare, ma così non è. Le suggestioni possono essere diverse, Ravenna ha avuto periodi in cui è stata al centro degli eventi e momenti in cui ne è stata ai margini: spunti di riflessione possono arrivare da più parti, la curiosità del provare a raccontare ancora qualcosa c’è e ci saranno presto altre proposte”.
Procede a pieno ritmo il progetto pensato per rendere ancora più profondo e proficuo il rapporto tra città e teatro, nel cuore del centro storico. In occasione dei suoi vent’anni Reclam, editore della rivista Palcoscenico e del settimanale Ravenna&Dintorni – che da sempre dedica spazio e attenzione ai temi della cultura – ha pensato di creare una serie di occasioni di scambio e confronto con il teatro, ma fuori dal teatro. E così diversi locali del centro storico, in occasione di diversi spettacoli della lunga stagione di prosa ravennate, ospiteranno momenti di approfondimento sul teatro con, tra gli altri, i condirettori di Ravenna TeatroAlessandro Argnani e Marcella Nonni. Bar, caffè, negozi, ristoranti trovano così un nuovo modo per interpretare la loro vocazione originaria di luoghi di svago, ma anche di promozione della cultura, del pensiero, del progresso di un’intera comunità. Veri e propri salotti nella cornice del centro storico, cuore pulsante della città.
Il progetto – dal nome “Il teatro fa centro”, alla prima edizione – è reso possibile grazie alla collaborazione tra Reclam e Ravenna Teatro e coinvolge le associazioni di categoria che hanno dato vita al nuovo comitato “Spasso in Ravenna” . Gli incontri si svolgeranno il venerdì, tardo pomeriggio, o il sabato mattina a ridosso dello spettacolo. Il calendario è in via di definizione e sarà aggiornato in base alla disponibilità delle diverse compagnie ospiti a Ravenna e degli esercenti nel corso dell’anno.
GLI INCONTRI:
Dopo gli incontri di venerdì 25 Novembre da Marchegiani Arte Orafa di Maria Marchegiani in via Matteotti 11, dove sono stati protagonisti Giacomo Poretti e Daniela Cristofori, e dopo l’appuntamento da Forlini Optical di Gianni Forlini, in via Cairoli 17/A, dove venerdì 3 febbraio è intervenuto l’attore Claudio Casadio, il prossimo incontro in programma è da Vittoria Grassi Parrucchieri, in via Mazzini 37, con l’attrice Chiara Lagani, il 22 febbraio alle 18:00, per parlare dello spettacolo L’amica geniale a fumetti. L’incontro successivo è previsto lunedì 3 aprile alle 18:00 al Mercato Coperto di Ravenna, in piazza Andrea Costa 6, con Luigi Dadina e Davide Reviati in dialogo con la giornalista Federica Angelini.
Per presentare La Stagione dei Teatri Ravenna Teatro ha pensato ad un percorso itinerante – in continuo aggiornamento fino a fine ottobre – che si snoda tra studi professionali, dipartimenti universitari, sedi di associazioni, scuole, case di privati e centri di aggregazione dal cuore della città alla periferia.
Nel mese di settembre il programma de La Stagione dei Teatri è già stato presentato al centro La Pioppa di Savarna, alla casa dei volontari di Piangipane, al Cral di Hera, nella sede di Capit e alla circoscrizione di San Pietro in Vincoli.
Chi fosse interessato ad ospitare un appuntamento può telefonare al numero 0544 36239.
venerdì 28 ottobre ore 17.00 Biblioteca sportiva Strocchi, Largo Magnavacchi, 4 – presso il palazzo comunale Marina di Ravenna
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