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Prorogata la mostra su Demetrio Stratos a Palazzo Malagola

La mostra dedicata a Demetrio Stratos allestita a Palazzo Malagola tornerà dall’8 gennaio fino al 31 gennaio

 

L’esposizione AMOREVOLMENTE PROGREDIRE, AMOREVOLMENTE REGREDENDO. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979, è curata dai due co-direttori di MALAGOLA Centro di ricerca vocale e sonora, Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi

La mostra AMOREVOLMENTE PROGREDIRE, AMOREVOLMENTE REGREDENDO. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979 allestita a Palazzo Malagola è terminata il 22 dicembre, ma tornerà a partire dall’8 gennaio fino alla fine del mese. A seguito dell’alta affluenza e della grande richiesta si è infatti pensato di riaprirla da lunedì 8 gennaio a mercoledì 31.

La mostra è curata dai due co-direttori di MALAGOLA, Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari, e riguarda la presentazione – in forma espositiva – di una selezione di materiali dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito a dicembre 2022 dal Comune di Ravenna, con co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna, direttamente da Daniela Ronconi Demetriou – vedova Stratos – e ha trovato in MALAGOLA un luogo ideale di conservazione, fruizione e valorizzazione. Si tratta di un fondo che rappresenta il primo, fondamentale nucleo in espansione di un patrimonio di rilevanza primaria tanto nell’ambito della ricerca vocale e sonora, quanto in quello degli archivi d’artista. Un fondo costituito dalla documentazione raccolta dapprima da Demetrio Stratos nel corso della sua attività e, successivamente alla sua scomparsa, da Daniela Ronconi Demetriou. Spaziando dalla documentazione audiovisiva di performance, lezioni e concerti agli appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, dai materiali che ripercorrono gli stretti legami con altri artisti – John Cage su tutti – alle stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni, da strumenti musicali a oggetti, cimeli e capi d’abbigliamento, da libri e dischi in vinile a manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, dalle copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca alla rassegna stampa raccolta nel corso dei decenni, le centinaia di materiali differenti che compongono l’archivio restituiscono in modo tangibile la stratificazione, la complessità e la multiformità di una personalità artistica come quella di Stratos, aprendo a tracciati di lettura e di ricerca differenti e anche inediti.

La stanza di ascolto immersivo @ Marco Caselli Nirmal

ORARI DI VISITA

La mostra è ad ingresso gratuito. Orari di visita dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 (domenica solo al mattino). Per informazioni info@malagola.eu tel. 348 1382632

MALAGOLA – ideato e diretto da Ermanna Montanari (fondatrice e direzione artistica delle Albe) e da Enrico Pitozzi (studioso e docente dell’Università di Bologna) – è il Centro internazionale di ricerca vocale e sonora che sviluppa a Palazzo Malagola, in forte relazione con il Teatro Rasi, e nel quadro della progettualità delle Albe/Ravenna Teatro, attività di ampio respiro tra loro connesse: una scuola di vocalità e di studi sul suono, archivi sonori e audiovisivi, il “Collegio Superiore di Estetica della Scena” che promuove partnership editoriali, incontri, seminari, performance, concerti. MALAGOLA ha ricevuto il Premio Ubu 2022 come progetto speciale e il Premio Radicondoli 2023.

Palazzo Malagola si trova a Ravenna in via di Roma 118.

Inaugurata la mostra dedicata a Demetrio Stratos e ai materiali del suo Archivio

L’esposizione “AMOREVOLMENTE PROGREDIRE, AMOREVOLMENTE REGREDENDO. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979”, curata dai due co-direttori di MALAGOLA Centro di ricerca vocale e sonora, Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi, rimarrà aperta fino al 22 dicembre

Ermanna Montanari, Enrico Pitozzi, Mauro Felicori e Fabio Sabaraglia @Marco Caselli Nirmal

È stata inaugurata ieri a Palazzo MALAGOLA la mostra dal titolo AMOREVOLMENTE PROGREDIRE, AMOREVOLMENTE REGREDENDO. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979, curata dai due co-direttori di MALAGOLA, Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari, che riguarda la presentazione – in forma espositiva – di una selezione di materiali dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito dal Comune di Ravenna grazie ad un co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna. L’inaugurazione è stata preceduta, alle 15:00, da un seminario-tavola rotonda promosso in collaborazione con MAR, Museo d’Arte della Città di Ravenna (in via di Roma 13) e ospitato in sala Martini, dal titolo Demetrio Stratos: il microcosmo della voce. L’incontro, coordinato da Marco Sciotto, è stato curato dal centro di ricerca MALAGOLA con l’obiettivo di illuminare alcuni aspetti della sperimentazione vocale di Demetrio Stratos. A portare i saluti istituzionali sono stati l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio dell’Emilia-Romagna, Mauro Felicori, e l’assessore del Comune di Ravenna Fabio Sbaraglia. L’introduzione è stata curata da Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari e ha visto la partecipazione delle eredi Daniela Ronconi Demetriou e Anastassia Demetriou. Diversi gli interventi che si sono susseguiti, a partire da Enrico Pitozzi, Franco Masotti, Janete El Haouli, Marco Sciotto, Dario Taraborrelli. Testimonianze di Silvia Lelli, Oderso Rubini, Paolo SpedicatoL’Archivio Demetrio Stratos è stato acquisito a dicembre 2022 dal Comune di Ravenna, con co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna, direttamente da Daniela Ronconi Demetriou – vedova Stratos – che lo ha fino a quel momento custodito e ha trovato in MALAGOLA un luogo ideale di conservazione, fruizione e valorizzazione. Si tratta di un fondo che rappresenta il primo, fondamentale nucleo in espansione di un patrimonio di rilevanza primaria tanto nell’ambito della ricerca vocale e sonora, quanto in quello degli archivi d’artista. Un fondo costituito dalla documentazione raccolta dapprima da Demetrio Stratos nel corso della sua attività e, successivamente alla sua scomparsa, da Daniela Ronconi Demetriou. Spaziando dalla documentazione audiovisiva di performance, lezioni e concerti agli appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, dai materiali che ripercorrono gli stretti legami con altri artisti – John Cage su tutti – alle stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni, da strumenti musicali a oggetti, cimeli e capi d’abbigliamento, da libri e dischi in vinile a manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, dalle copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca alla rassegna stampa raccolta nel corso dei decenni, le centinaia di materiali differenti che compongono l’archivio restituiscono in modo tangibile la stratificazione, la complessità e la multiformità di una personalità artistica come quella di Stratos, aprendo a tracciati di lettura e di ricerca differenti e anche inediti.

Alcuni oggetti in esposizione @Marco Caselli Nirmal

Durante il primo anno di lavoro sui materiali del fondo, si è proceduto con il loro graduale riordino, inventariazione e digitalizzazione (quest’ultima a cura di Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna) e questa mostra rappresenta il primo movimento di un percorso di valorizzazione, che proseguirà con le altre attività di Malagola. Nel corso del 2024 i materiali potranno essere accessibili a tutti coloro che ne faranno richiesta, in modo che un simile patrimonio possa essere realmente un bene a disposizione di studiosi, artisti, curiosi, ricercatori e di chiunque voglia entrare in relazione con la figura e con i processi artistici di Demetrio Stratos.

Venendo alla mostra, la ricerca vocale di Stratos, insieme ai materiali che la testimoniano, mettono in luce gli aspetti inauditi della sua sperimentazione, restituendo il profilo di una figura artistica prismatica e insofferente alle definizioni, lontano tanto dalla “scena ufficiale” del rock o del pop quanto da quella d’autore di quegli anni. La traiettoria della sua ricerca, se non si fosse spenta prematuramente nel giugno del 1979, avrebbe generato nuove forme sonore per inedite esperienze d’ascolto.

Immagine degli spazi espositivi @Marco Caselli Nirmal

“Ciò che ci resta, tuttavia – osservano Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi – è la traccia di una sperimentazione vocale che eccede il piano espressivo e si dispone invece come un ‘esercizio spirituale’, come una particolare forma della ‘cura di sé’, ricerca incessante del proprio stare rispetto al mondo. Nel comporre in voce, per Stratos, l’orecchio sembra tornare ad essere ciò che è sempre stato, vale a dire l’organo della profondità interiore: ciò che rileva e capta il mondo per tradurlo e chiamarlo nella voce. Solo così la voce può tornare ad invocare l’inatteso, anche se questo è sempre stato lì, intorno a noi, impercettibile per distrazione. L’esercizio di questa sublime forma d’attenzione, che mai separa la gioia dell’apparire delle cose dall’angoscia della loro scomparsa, richiede allora un corpo timpano, un corpo prisma, capace di intendere aree sonore impercettibili e intermittenti restituendole in canto. Quel canto che vi invitiamo qui ad ascoltare”.

La mostra dei primi materiali d’Archivio, che si protrarrà fino al 22 dicembre, prevede, nella serata di sabato 16 dicembre, alle ore 20.30, nella sala Martini del Museo d’arte della città di Ravenna, la proiezione del film La voce Stratos (Italia, 2009, 110 minuti), regia di Monica Affatato, Luciano D’Onofrio. Al termine della proiezione Marco Sciotto coordinerà il dialogo con gli autori.

Immagine degli spazi espositivi @Marco Caselli Nirmal

ORARI DI VISITA

La mostra è ad ingresso gratuito. Orari di visita dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 (venerdì 8 dicembre e domeniche solo mattina). Per informazioni info@malagola.eu tel. 348 1382632

L’Europa non cade dal cielo. Cronistoria sentimentale di un sogno

Al via dall’11 dicembre uno spettacolo a firma Ravenna Teatro, realizzato nell’ambito del progetto EuRoPe LIVE e promosso dal Centro Europe Direct della Romagna del Comune di Ravenna. Cinque i comuni e i teatri toccati in provincia

Si intitola L’Europa non cade dal cielo. Cronistoria sentimentale di un sogno, di un’idea, di un progetto lo spettacolo, produzione teatrale Ravenna Teatro, realizzato nell’ambito del progetto EuRoPe LIVE, promosso dal Centro Europe Direct della Romagna del Comune di Ravenna. Lo spettacolo, ideato e diretto da Alessandro Argnani, è un racconto a due voci che ha come nucleo centrale l’Unione europea, a partire proprio dalla sua nascita fino ad arrivare ai giorni nostri. Due giovani attori ravennati, Camilla Berardi e Massimo Giordani, percorreranno la storia d’Europa.

Quella che emerge, è una narrazione corredata da immagini e costellata da una playlist musicale legata ai diversi periodi storici raccontati, in un intreccio che mette in luce l’immaginario e gli ascolti delle giovani generazioni nei diversi momenti della vita dell’Unione europea. Un affondo non solo nella storia, ma anche nei miti, nella musica e negli artisti che gli adolescenti di allora, oggi adulti, vivevano e amavano. Testo di Laura Orlandini, con consulenza storica di Michele Marchi e Lucrezia Ranieri. Consulenza musicale Alessandro Luparini e Roberto Magnani, video Alessandro Penta, assistente alla regia Alice Cottifogli.

 

“Il progetto mira all’utilizzo del linguaggio teatrale come mezzo di divulgazione storico-civica sull’Unione europea, dando risalto ad avvenimenti importanti relativi alla partecipazione dei cittadini alla vita delle istituzioni europee nonché al ruolo delle donne nel processo d’integrazione: percorriamo strade innovative e coinvolgenti per avvicinare giovani e grande pubblico ai temi europei – afferma Annagiulia Randi, assessora alla Politiche Europee del Comune di Ravenna – questa è una nuova sfida che intende valorizzare anche le energie creative della nostra città”.

“L’Europa non cade dal cielo si ispira a Storie di Ravenna, rassegna che unisce la voce di studiosi ed esperti ai tempi e al linguaggio teatrale – sottolinea il regista Alessandro Argnani -. Grazie a questo progetto abbiamo lavorato con un’ampia rete di Enti del territorio e con l’Università di Bologna, Dipartimento di beni culturali. L’obiettivo è quello di creare un’opera in grado di raccontare le intuizioni e i sacrifici di quelle donne e di quegli uomini che hanno fatto sì che l’Europa potesse ambire a diventare un’unica, grande, realtà”.

“Cos’è l’Europa, e cosa è stata, per generazioni di giovani che l’hanno attraversata e vissuta? – si chiede Laura Orlandini, autrice del testo -. Abbiamo voluto provare a raccontare l’integrazione europea attraverso le vite delle persone: un decennio alla volta, un percorso di avvicinamento e di contraddizioni, di culture condivise e di conflitti, di grandi trasformazioni economiche e sociali. Cercando di raccontarne anche le spaccature, i nodi dolenti, e quelle reti di scambio formate dalle persone in movimento, dalle idee in circolo, dalle necessità della vita e dai sogni di cambiamento. Partendo dalle origini, nella spinta ideale sorta tra le macerie della guerra, fino all’oggi carico di interrogativi. Tutto osservato attraverso gli occhi di due ventenni, simbolo della generazione che sempre è protagonista più viva della storia”.

A partire dall’11 dicembre sono in programma le repliche in matinée rivolte in particolare (ma non esclusivamente) a scuole medie, superiori e studenti universitari. Ogni rappresentazione (durata di 55 minuti – atto unico) sarà accompagnata da un momento di dialogo tra il pubblico, il regista, gli attori, il team del progetto EUphoria (coordinato dalla cooperativa LibrAzione, anch’esso in collaborazione con Regione Emilia-Romagna e Centro Europe Direct della Romagna) e la partecipazione di volta in volta di esperti e rappresentanti istituzionali.
Questa proposta, unica nel suo genere, è il frutto della collaborazione tra l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, l’Unione della Romagna faentina, i Comuni di Bagnacavallo, Cervia, Russi e Faenza, volontarie e volontari della campagna MoreIn24 del Parlamento europeo, del Servizio Civile Universale e di svariate associazioni.

Queste le date e le città toccate:
11- 12 dicembre: Teatro Rasi, Ravenna ore 11:00
13 dicembre: Teatro Walter Chiari, Cervia ore 11:00
15 dicembre: Teatro Comunale, Russi ore 11:00
20 dicembre: Teatro Goldoni, Bagnacavallo ore 10:00
23 dicembre: Teatro Masini, Faenza ore 10:45

Il 21 dicembre, invece, lo spettacolo va in scena al Teatro Rasi alle ore 21:00.
Per info. e prenotazioni: 333 760 5760
volontari@ravennateatro.com

“AMOREVOLMENTE PROGREDIRE, AMOREVOLMENTE REGREDENDO”. Mostra dedicata a Demetrio Stratos

Doppio appuntamento – mercoledì 6 dicembre alle 18:00 – per la mostra dedicata a Demetrio Stratos e ai materiali del suo Archivio conservati a Palazzo MALAGOLA a Ravenna

L’inaugurazione della mostra AMOREVOLMENTE PROGREDIRE, AMOREVOLMENTE REGREDENDO. La ricerca vocale di Demetrio Stratos [1970-1979], curata dai due co-direttori di MALAGOLA Centro di ricerca vocale e sonora, Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi, sarà preceduta, dalle 15:00 alle 18:00, da un seminario-tavola rotonda ospitato al MAR. Il 16 dicembre è prevista la proiezione del film La voce Stratos

Demetrio Stratos durante la registrazione in solo dal titolo Metrodora, edita per la collana Cramps/Diverso, Milano, 1976, @Roberto Masotti, Lelli e Masotti Archivio

Mercoledì 6 dicembre, alle 18:00 a Palazzo MALAGOLA, verrà inaugurata la mostra dal titolo AMOREVOLMENTE PROGREDIRE, AMOREVOLMENTE REGREDENDO. La ricerca vocale di Demetrio Stratos [1970-1979], curata dai due co-direttori di MALAGOLA, Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari, che riguarda la presentazione – in forma espositiva – di una selezione di materiali dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito dal Comune di Ravenna grazie ad un co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna.

L’inaugurazione sarà preceduta, alle 15:00, da un seminario-tavola rotonda promossi in collaborazione con MAR, Museo d’Arte della Città di Ravenna (in via di Roma 13) e ospitati in sala Martini, dal titolo Demetrio Stratos: il microcosmo della voce. L’incontro, coordinato da Marco Sciotto, sarà curato dal centro di ricerca MALAGOLA con l’obiettivo di illuminare alcuni aspetti della sperimentazione vocale di Demetrio Stratos. A portare i saluti istituzionali saranno l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio dell’Emilia-Romagna, Mauro Felicori, e l’assessore del Comune di Ravenna Fabio Sbaraglia. L’introduzione sarà curata da Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari e vedrà la partecipazione delle eredi Daniela Ronconi Demetriou e Anastassia Demetriou. Seguiranno gli interventi di Enrico Pitozzi, Franco Masotti, Janete El Haouli, Marco Sciotto, Dario Taraborrelli. Testimonianze di Silvia Lelli, Claudio Chianura, Oderso Rubini, Paolo Spedicato.

L’Archivio Demetrio Stratos è stato acquisito a dicembre 2022 dal Comune di Ravenna, con co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna, direttamente da Daniela Ronconi Demetriou – vedova Stratos – che lo ha fino a quel momento custodito e ha trovato in MALAGOLA un luogo ideale di conservazione, fruizione e valorizzazione. Si tratta di un fondo che rappresenta il primo, fondamentale nucleo in espansione di un patrimonio di rilevanza primaria tanto nell’ambito della ricerca vocale e sonora, quanto in quello degli archivi d’artista. Un fondo costituito dalla documentazione raccolta dapprima da Demetrio Stratos nel corso della sua attività e, successivamente alla sua scomparsa, da Daniela Ronconi Demetriou. Spaziando dalla documentazione audiovisiva di performance, lezioni e concerti agli appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, dai materiali che ripercorrono gli stretti legami con altri artisti – John Cage su tutti – alle stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni, da strumenti musicali a oggetti, cimeli e capi d’abbigliamento, da libri e dischi in vinile a manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, dalle copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca alla rassegna stampa raccolta nel corso dei decenni, le centinaia di materiali differenti che compongono l’archivio restituiscono in modo tangibile la stratificazione, la complessità e la multiformità di una personalità artistica come quella di Stratos, aprendo a tracciati di lettura e di ricerca differenti e anche inediti. Nel corso del primo anno di lavoro sui materiali del fondo, si è proceduto con il loro graduale riordino, inventariazione e digitalizzazione (quest’ultima a cura di Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna) e questa mostra rappresenta il primo movimento di un percorso di valorizzazione, che proseguirà con le altre attività di MALAGOLA. Nel corso del 2024 i materiali potranno essere accessibili a tutti coloro che ne faranno richiesta, in modo che un simile patrimonio possa essere realmente un bene accessibile a studiosi, artisti, curiosi, ricercatori e a chiunque voglia entrare in relazione con la figura e con i processi artistici di Demetrio Stratos.

Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi @Fabrizio Zani

“Cortocircuito del tempo – osservano Enrico Pitozzi e Ermanna Montanari, co-direttori di MALAGOLA – la voce di Demetrio Stratos ‘chiama’ ancora, ora come allora. Pronuncia il nome di ciò a cui si rivolge: convoca una ad una le cose del mondo e le dispone secondo la loro andatura nel cosmo che affiora. La presenza della sua voce – ciò che essa nomina chiamando – è ciò che precede e precorre ogni possibile condizione di linguaggio, ne sonda i limiti, ne abita i margini. In senso proprio, la sua voce non dice, mostra: nominando qualcosa del mondo, lo annuncia. A MALAGOLA il compito di custodire questa voce – nelle innumerevoli forme in cui si manifesta attraverso partiture, appunti di lavoro, immagini e documenti audiovisivi qui raccolti per la prima volta – e, insieme, la responsabilità della sua trasmissione, con la stessa cura che si addice ad una memoria non intaccata dalla voracità del tempo”.

“L’attuale amministrazione regionale – sottolinea l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna, Mauro Felicori – sta mettendo molta attenzione agli archivi, sia acquisendoli quando necessario, sia contribuendo alla catalogazione e digitalizzazione al fine di una disponibilità pubblica. L’acquisizione dalla vedova dell’archivio di Demetrio Stratos è venuta dunque naturale, tanto più che l’opportunità si è presentata proprio mentre contemporaneamente nasceva a Ravenna – dal dialogo ultradecennale tra Montanari e Pitozzi, in un progetto individuato da Albe/Ravenna Teatro insieme al Comune di Ravenna con la collaborazione della Regione, un centro internazionale dedicato alla voce, che è stato il campo principale delle sperimentazioni di Stratos. Un centro che scongiura il rischio che l’archivio si copra di polvere e ne garantisce la fruizione, la vitalità, l’utilità per i giovani. Questa prima mostra ne è la prova”.

“Ravenna si arricchisce di un patrimonio culturale straordinario – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia – che da oggi diventa finalmente fruibile grazie al lavoro di ricerca e valorizzazione che MALAGOLA porta avanti ormai da anni sul nostro territorio. L’operazione di acquisizione che abbiamo concluso insieme all’assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna rappresenta un esempio virtuoso di come la collaborazione tra istituzioni e realtà artistiche della città generi continue e importanti opportunità di arricchimento della proposta culturale per visitatori e cittadini. In particolare siamo certi che la presenza a Ravenna dell’Archivio memoriale Demetrio Stratos, oltre a contribuire e ad arricchire le attività di formazione e ricerca che MALAGOLA conduce, possa diventare un’esperienza di riferimento anche per tanti studiosi e appassionati.

La mostra dei primi materiali d’Archivio, che si protrarrà fino al 22 dicembre, prevede, nella serata di sabato 16 dicembre, alle ore 20.30, nella sala Martini del MAR, Museo d’Arte della Città di Ravenna, la proiezione del film La voce Stratos (Italia, 2009, 110 minuti), regia di Monica Affatato, Luciano D’Onofrio. Al termine della proiezione Marco Sciotto coordinerà il dialogo con gli autori.

 

ORARI DI VISITA

La mostra è a ingresso gratuito. Orari di visita dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 (venerdì 8 dicembre solo mattina). Per informazioni info@malagola.eu o tel. 348 1382632

DEMETRIO STRATOS – NOTA BIOGRAFICA

Demetrio Stratos (italianizzazione di Efstratios Demetriou) nasce il 22 Aprile 1945 da genitori greci ad Alessandria d’Egitto, dove trascorre i primi tredici anni della sua vita e dove frequenta il Conservatoire National d’A- thènes, studiando fisarmonica e pianoforte. A seguito degli eventi politici che coinvolgono l’Egitto, si trasferisce dapprima a Cipro e poi, nel 1962, in Italia, dove si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e fonda, l’anno successivo, un gruppo musicale studentesco all’interno del quale figura inizialmente solo come tastierista e successivamente anche come cantante. Nel 1966 si unisce al gruppo rock I Ribelli, che lascia nel 1970 per fondarne uno proprio con musicisti inglesi.
Nello stesso anno, anche grazie all’interesse verso la fase di ‘lallazione’ della figlia Anastassia – nata dal matrimonio con Daniela Ronconi, avvenuto l’anno prima –, prende avvio la sua attenzione e la sua ricerca sulle possibilità della vocalità svincolata da ogni relazione con il linguaggio. Nel 1972 nasce il gruppo Area, che l’anno dopo registrerà per la Cramps Records di Gianni Sassi, già partecipe del gruppo Fluxus, il primo album Arbeit macht frei, con una formazione costituita da Stratos, Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli, Ares Tavolazzi e Giampaolo Tofani. Due anni dopo, nel 1974, si avvicina al pensiero e all’opera di John Cage, di cui interpreterà Sixty-Two Mesostics Re Merce Cunningham per voce non accompagnata e microfono. Negli stessi anni, la sua ricerca pratica si arricchisce dei suoi studi di musicologia comparata, di vocalità etnica, di tecniche orientali e di psicanalisi, con una particolare attenzione verso i rapporti tra linguaggio e psiche. Nel 1976 viene pubblicato il suo primo disco da solista, Metrodora, un lavoro per sola voce che presenta la sua ricerca vocale degli ultimi anni. Contestualmente, collabora con Franco Ferrero del Centro di Studio per le Ricerche di Fonetica presso il C.N.R. di Padova, con il quale indaga le caratteristiche fisiologiche della propria sperimentazione. Nel 1978 pubblica il suo quinto e ultimo disco in studio con gli Area, intitolato 1978, gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!. Nello stesso anno partecipa, a New York, su invito di John Cage, allo spettacolo Events di Merce Cunningham & Dance Company, al concerto di Cage presso il Teatro Margherita di Genova insieme a Grete Sultan e Paul Zukofsky e, a Bologna, all’evento Il treno di Cage. Alla ricerca del silenzio perduto. Ancora nel 1978 esce, sempre per la Cramps, il suo secondo disco solista, Cantare la voce. Nel 1979 registra Le Milleuna, testo di Nanni Balestrini per l’azione mimica di Valeria Magli e, a Parigi, interpreta per France Culture Pour en finir avec le jugement/28 de dieu di Antonin Artaud. Nello stesso anno progetta, con Paolo Tofani e Mauro Pagani, lo spettacolo Rock’n’roll Exhibition, dedicato ai grandi musicisti del rock anni ’50 e tiene un corso di semiologia della musica contemporanea sulla voce al conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Milano. È costretto, però, a rinunciare al progetto – già definito nei dettagli – di insegnare, su proposta di Cage, presso il Center for Music Experiment dell’Università di San Diego, in California, a causa dell’insorgere della malattia che lo con- durrà alla morte il mattino del 13 giugno 1979, al Memorial Hospital di New York. Il concerto che era stato organizzato per il 14 giugno all’Arena di Milano per raccogliere fondi che contribuissero alla degenza di Stratos diviene un grande omaggio di centinaia di musicisti in memoria dell’artista.

MALAGOLA – ideato e diretto da Ermanna Montanari (fondatrice e direzione artistica delle Albe) e da Enrico Pitozzi (studioso e docente dell’Università di Bologna) – è il Centro internazionale di ricerca vocale e sonora che sviluppa a Palazzo MALAGOLA, in forte relazione con il Teatro Rasi, attività di ampio respiro tra loro connesse: una scuola di vocalità e di studi sul suono, archivi sonori e audiovisivi, il “Collegio Superiore di Estetica della Scena” che promuove partnership editoriali, incontri, seminari, performance, concerti. MALAGOLA ha ricevuto il Premio Ubu 2022 come progetto speciale e il Premio Radicondoli 2023. Palazzo MALAGOLA si trova a Ravenna in via di Roma 118.

Storie di Ravenna: sesta edizione

Le nuove vesti di Storie di Ravenna: accanto al format classico, in scena al Rasi dal 13 novembre, si aggiungono il progetto al MAR e la puntata speciale per il Festival delle Culture

 

A partire da lunedì 13 novembre, alle 18:00 al Teatro Rasi, torneranno gli appuntamenti di Storie di Ravenna, una serie di sei spettacoli che nasce dalla volontà di raccontare la storia della città attraverso la voce di studiosi ed esperti utilizzando i tempi e i linguaggi del teatro. Un racconto a più voci, corredato da immagini, suoni e letture, che intende arrivare ad un pubblico vasto ed essere un momento di incontro e condivisione.

Ai sei spettacoli, che si susseguono fino ad aprile, si aggiungono quello dedicato ai mosaici del ’59 al Museo d’Arte della città e quello sul processo migratorio in programma il 24 maggio.

“La rassegna – osserva Alessandro Argnani, co-direttore di Ravenna Teatro – compie cinque anni e rinsalda quel rapporto tra il teatro e la città che riteniamo fondamentale per mantenere viva l’attenzione su quello che è stato e ciò che ci circonda. I rapporti intessuti in questi anni hanno ampliato le collaborazioni contaminando nuovi spazi e situazioni e hanno implementato linguaggi diversi”.

Esempio di queste contaminazioni è Storie del MAR. I mosaici del 1959, progetto organizzato insieme al MAR Museo d’Arte della Città e incentrato sulla mostra dei mosaici del ’59 – in collaborazione con il Conservatorio Statale Giuseppe Verdi di Ravenna – che il 19 novembre, 10 dicembre e 7 gennaio porterà in scena uno spettacolo (in doppia replica alle 15:30 e 16:45) in cui sono protagonisti Camilla Berardi e Giovanni Gardini, con musiche di Michele Benini, regia di Alessandro Argnani.

“Con questa rassegna – sottolinea Roberto Cantagalli, direttore del MAR – non solo si rafforza la collaborazione fra il museo e una realtà culturale attiva e vitale come Ravenna Teatro, ma si consolida l’esperienza del ‘raccontare l’arte attraverso l’arte’. Nel caso delle storie di Ravenna il vettore narrativo è il teatro, in altre circostanze sono state la danza o la musica. È questo il museo che vogliamo, un’entità al servizio della comunità che ripensa costantemente se stessa, luogo aperto e dinamico, spazio di incontro fra persone, culture, idee e linguaggi”.

“Negli anni – commenta l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia – Storie di Ravenna è stato in grado di crescere e di mettere in relazione chi, a diverso titolo, si occupa di cultura a Ravenna. Questo format non si è limitato a ridare alla città il racconto di una storia passata attraverso una nuova prospettiva, ma ha anche creato una sorta di linguaggio comune utile a mettere in comunicazione i generi più diversi”.

Storie di Ravenna è ideato e curato da Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Federica Ferruzzi, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Roberto Magnani, Laura Orlandini, Alessandro Renda, con la collaborazione di Antropotropia e Les Bompart Produzioni.

CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI

 

Le tante tessere di Ravenna

Con Cesare Albertano, Paola Babini, Rosetta Berardi, Roberto Cantagalli, Giovanni Gardini, Marco Santi
Il mosaico rappresenta una cifra distintiva della storia di Ravenna. Un racconto tra passato, presente e futuro su un’arte affascinante che ha reso celebre questa città in tutto il mondo.

Don Minzoni, una storia del ‘900 italiano

con Paolo Cavassini, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Laura Orlandini
Nel centenario della tragica morte per mano fascista, un racconto trasversale su Don Giovanni Minzoni. La complessa figura del sacerdote ravennate viene rievocata attraverso alcuni degli snodi principali del primo Novecento italiano.

Le pinete dell’onorevole Luigi Rava

con Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Alberto Malfitano, Vittoria Mencarini
La secolare pineta di Dante e Byron è giunta integra fino a noi anche grazie alla prima legge di tutela ambientale dello Stato italiano, firmata dall’onorevole ravennate Luigi Rava. Un racconto tra passato, presente e futuro sul “polmone verde” di Ravenna.

I barbari alle porte. La guerra greco gotica

con Enrico Cirelli, Elisa Emaldi, Ada Foschini, Giovanni Gardini
Storie di guerre e di conquiste, di bizantini ed ostrogoti. Una narrazione a più voci su una vicenda che ha visto protagonista anche la città di Ravenna.

Ravenna Serenissima. Gli anni del dominio veneziano

con Pierre Bonaretti, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Myriam Pilutti Namer
Poco meno di 70 anni: tanto è durato il dominio veneziano su Ravenna. Un tempo breve, che però ha lasciato tracce indelebili nel tessuto urbano della città, regalandole alcuni dei suoi monumenti più importanti. Archeologia, storia, ma anche poesia e folklore, all’ombra del Leone di San Marco.

Mamma li franzesi! Ravenna da Napoleone alla Restaurazione

Con Giuseppe Bellosi, Giancarlo Cerasoli, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Laura Orlandini
Dall’arrivo del generale Augereau al comando delle truppe napoleoniche, nel 1796, al ritorno definitivo del potere pontificio nel 1815. Le alterne vicende della dominazione francese, tra modernità, laicizzazione forzata, alberi della libertà, ghigliottine e insorgenze.

Storie di Ravenna per il Festival delle Culture

In occasione del Festival delle Culture,  Ravenna Teatro propone, in collaborazione con l’Unità organizzativa Politiche per l’Immigrazione del Comune di Ravenna – impegnata, da oltre vent’anni, in una politica interculturale di rafforzamento della coesione sociale, con un approccio multi professionale al fenomeno migratorio – una puntata speciale di Storie di Ravenna.

 

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BIGLIETTI E ABBONAMENTI

Ingresso unico 5 €
Abbonamento 7 spettacoli (comprensivi dell’appuntamento del 24 maggio) 30 €.

Gli abbonamenti sono in vendita esclusivamente venerdì 10 novembre dalle ore 16:00 alle 19:00 e sabato 11 novembre dalle 10:00 alle 13:00 al Teatro Rasi.

I biglietti si possono acquistare negli stessi giorni e, a seguire, il giovedì dalle ore 16:00 alle 18:00 al Rasi e sulla BIGLIETTERIA ON-LINE. I posti rimasti disponibili saranno in vendita da un’ora prima di ogni spettacolo (è sempre consigliato l’acquisto in prevendita).

Storie del MAR Prenotazione obbligatoria allo 0544 482477. Ingresso 10 euro comprensivo della visita alla mostra BurriRavennaOro.

 

INFORMAZIONI

Ravenna Teatro\Teatro Rasi via di Roma 39, Ravenna tel. 0544 36239, info@ravennateatro.com
Biglietteria del Teatro Rasi, tel. 0544 30227.

Storie di Ravenna è supportato da Comune di Ravenna, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura, Fondazione del Monte, Bcc Ravennate Forlivese e Imolese, Assicoop Romagna Futura, Coop Alleanza 3.0, Reclam, Nuova OLP

L’archivio Demetrio Stratos trova casa a Malagola

L’archivio Demetrio Stratos, appena acquisito dal Comune di Ravenna e dalla Regione Emilia-Romagna, trova la sua casa ideale a Malagola, il centro internazionale di ricerca vocale e sonora diretto da Ermanna Montanari ed Enrico Pitozzi, che ne avvia, così, la valorizzazione e la messa a disposizione di studiosi, di ricercatori e del pubblico più vasto.

Costituito da un’ampia varietà di documenti e oggetti appartenuti all’artista, con centinaia di elementi tra documentazione manoscritta, appunti, fotografie, abiti, cinture tradizionali, oggetti utilizzati durante i concerti e le performance, volantini, manifesti, rassegna stampa, lettere, libri, dischi, registrazioni audio, videocassette e materiali audiovisivi digitalizzati, l’archivio testimonia sia l’attività creativa di Stratos che il contesto culturale che egli aveva costruito nella propria abitazione, in primis il rapporto di amicizia e collaborazione artistica con John Cage.

Un archivio conservato finora da Daniela Ronconi Demetriou, vedova Stratos, che rappresenta una risorsa fondamentale per ricostituire – grazie a possibili percorsi attraverso le sue tracce e inedite forme di esperienza di ciò che esse sono in grado di generare – il contatto quanto più diretto possibile con un artista che ha segnato in modo radicale e fondamentale la storia della musica e della ricerca sulla vocalità e che, come afferma Ermanna Montanari, «con la sua voce è in grado di attivare in noi l’esperienza del sacro».

Un patrimonio di rilevanza primaria che si inserisce in un percorso che Malagola sta avviando nel segno degli archivi d’arte, del loro ripensamento, della loro interconnessione e valorizzazione e che, come spiega Enrico Pitozzi, «inaugura una ‘fruizione esperienziale’ dei materiali sonori, destinata a cambiare i modi e le pratiche d’ascolto».

Storie di Ravenna: dal 5 dicembre si inaugura la quarta edizione

Dal Mostro di Ravenna alla setta degli accoltellatori, dagli esploratori ravennati fino alla vicenda di Giovanni Frignani, passando per il Petrolchimico, torna in scena la storia della città

 

Il 5 dicembre (prima data posticipata) verrà inaugurata la quarta stagione di Storie di Ravenna – serie che nasce dalla volontà di raccontare la storia della città attraverso la voce di studiosi ed esperti utilizzando, però, i tempi ed i linguaggi del teatro. Dopo l’evento speciale organizzato dal 19 al 23 ottobre al Teatro Socjale di Piangipane, dal titolo Volta e Rivolta. Storie di braccianti e cooperazione per i cento anni (e uno) del Teatro Socjale, e dopo la serata dedicata a Maria Goia, ospitata al teatro comunale di Cervia, torna il racconto a più voci – corredato da immagini e letture – che vuole arrivare a un pubblico vasto ed essere anche un momento di incontro e condivisione.

Tutti gli spettacoli si svolgono alle 18.00 al Teatro Rasi.

  • Lunedì 5 dicembre (data modificata rispetto al programma annunciato)

Il mostro di Ravenna

in collaborazione con il Mar

Con Eraldo Baldini, scrittore · Elisa Emaldi, studiosa · Giovanni Gardini, Museo Diocesano Faenza · Laura Orlandini, storica, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia · Daniele Torcellini, curatore della mostra ‘Prodigy Kid. Francesco Cavaliere e Leonardo Pivi’.

Nella Ravenna del 1512 una nascita singolare suscitò terrore e sgomento in città: appena nato, il bambino presentava un corno sulla fronte, una gamba con squame di serpente, ali da pipistrello, affilati artigli. Una presenza, la sua, che destò un inquieto stupore e fu letta come presagio di eventi terribili. Quanto era stato predetto trovò compimento poco tempo dopo nella Battaglia di Ravenna, che portò morte e distruzione.

Letture di Laura Redaelli e musiche dal vivo di Giacomo Piermatti

  • Lunedì 30 gennaio

Gli accoltellatori

Con Claudia Bassi Angelini, studiosa · Giovanni Gardini, Museo Diocesano Faenza · Alessandro Luparini, storico e direttore della Fondazione Casa Oriani · Laura Orlandini, storica, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia · Sonia Muzzarelli, conservatrice Ausl Romagna.

La storia della “setta” che negli anni Sessanta dell’Ottocento portò Ravenna alla ribalta delle cronache nazionali, quando tra le vie della città si verificò una serie di omicidi all’apparenza inspiegabili, ma legati da un’unica matrice. In una terra attraversata da accesissime passioni politiche, da una modernità piena di contrasti, il processo agli accoltellatori portò sulla scena pubblica i conflitti di un’epoca, tra sogni di rivoluzione e banditi di professione.

Letture di Luigi Dadina e musiche dal vivo di Mondoriviera

  • Lunedì 27 febbraio

Verso l’ignoto. Storie di esploratori

Con Giovanni Gardini, Museo Diocesano Faenza · Franco Gabici, studioso · Benedetto Gugliotta, Istituzione Biblioteca Classense · Alessandro Luparini, storico e direttore della Fondazione Casa Oriani.

Pellegrino Matteucci, Romolo Gessi e Francesco Negri: tre nomi noti per la toponomastica cittadina, ma di cui si conosce ben poco. Tre esploratori ravennati che, in epoche diverse, si resero protagonisti di avventurose esplorazioni in parti allora sconosciute del globo, dall’estremo Nord Europa all’Africa subsahariana, contribuendo in modo determinante a nuove scoperte e conoscenze.

Letture di Laura Redaelli e musiche dal vivo di Marco Zanotti

  • Lunedì 20 marzo

Deserto Rosso, il petrolchimico e la questione ambientale

Con Cesare Albertano, studioso · Luigi Dadina, attore · Alessandra Dragoni, fotografa · Giovanni Gardini, Museo Diocesano Faenza · Alessandro Luparini, storico e direttore della Fondazione Casa Oriani · Laura Orlandini, storica, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia.

Partendo dal film di Michelangelo Antonioni, che ha immortalato la raffineria Sarom e il complesso petrolchimico dell’Anic anche grazie alle suggestioni di Tonino Guerra, l’attualità di uno spazio che da luogo del ricordo si fa scenario di una partita che, ancora una volta, vede al centro scelte che guardano al futuro.

Letture di Luigi Dadina e musiche dal vivo di Francesca Amati

  • Martedì 18 aprile

L’uomo che arrestò Mussolini. La storia di Giovanni Frignani

Con Paolo Cavassini, studioso · Giovanni Gardini, Museo Diocesano Faenza · Alessandro Luparini, storico e direttore della Fondazione Casa Oriani · Laura Orlandini, storica, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia.

La drammatica vicenda del tenente colonnello dei Carabinieri Giovanni Frignani, medaglia d’oro al valore militare, l’uomo che il 25 luglio 1943 arrestò il duce. La puntata si incentra sul racconto di questo ravennate che catturò Ettore Muti e divenne protagonista nelle file della Resistenza militare, finendo drammaticamente ucciso alle Fosse Ardeatine.

Letture di Laura Redaelli e musiche dal vivo di Enrico Farnedi

 

Storie di Ravenna è ideato e curato da Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Federica Ferruzzi, Giovanni Gardini, Alessandro Luparini, Roberto Magnani, Laura Orlandini, Alessandro Renda.

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BIGLIETTI

È consigliato l’acquisto in prevendita. Ingresso unico 5 €

I biglietti sono in vendita da giovedì 24 novembre sulla BIGLIETTERIA ON-LINE, presso la biglietteria del Teatro Rasi il giovedì dalle 16:00 alle 18:00 e da un’ora prima di ogni spettacolo.

ABBONAMENTI

È possibile sottoscrivere un abbonamento che dà la possibilità di vedersi garantito un posto assegnato. Il costo sarà comunque di 25 €. Gli abbonamenti saranno in vendita esclusivamente giovedì 24 novembre dalle 16:00 alle 18:00 e sabato 26 novembre dalle 11:00 alle 13:00 presso la biglietteria del Teatro Rasi, tel. 0544 30227.

INFORMAZIONI

Ravenna Teatro\Teatro Rasi via di Roma 39, Ravenna tel. 0544 36239, info@ravennateatro.com

 

 

Storie di Ravenna è supportato da Comune di Ravenna, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura, Fondazione del Monte, Bcc ravennate, forlivese e Imolese, Assicoop, Coop Alleanza 3.0., Reclam, Apt Emilia-Romagna e Nuova Olp.

TRANSMISSIONS XIV al Teatro Rasi: intervista a Chris Angiolini

Dal 24 al 26 novembre al Teatro Rasi, Associazione Culturale Bronson presenta Transmissions XIV – Exploring the sound curato da Marta Salogni.

Il progetto è firmato da Associazione Culturale Bronson, che chiama a raccolta nel cuore della città romagnola il meglio della ricerca internazionale in ambito sonoro. Giunto alla sua quattordicesima edizione, il festival sarà diretto quest’anno da Marta Salogni, tra le producer italiane di maggiore successo internazionale: di base a Londra, fresca vincitrice del Music Producer Guild (uno dei massimi riconoscimenti del settore in UK) come Producer of the Year – dopo avere vinto nel 2018 l’MPG come Breakthrough Engineer Of The Year e nel 2020 come Breakthrough Producer Of the Year – Salogni ha lavorato tra gli altri con artisti del calibro di Björk, Bon Iver, Animal Collective, FKA Twigs, Frank Ocean, The xx e più recentemente Depeche Mode.

Questa edizione della manifestazione si sposta dal complesso ex-industriale delle Artificerie Almagià, sede storica di Transmissions, al Teatro Rasi, oggetto negli mesi scorsi di una importante ristrutturazione. Il Rasi ospiterà, insieme al vicino MAR Museo d’Arte della città di Ravenna (via di Roma 13), le avanguardie più sorprendenti della scena internazionale.

Transmissions Festival è presentato da Associazione Culturale Bronson con il contributo del Comune di Ravenna – Assessorato Alla Cultura, Ravenna Per Dante e Regione Emilia-Romagna e la collaborazione di Ravenna Teatro e Dice.fm

Qui di seguito l’intervista di Federica Ferruzzi Chris Angiolini, fondatore di Bronson Produzioni.

 

Svelato il Teatro Rasi rinnovato!

Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ravenna Teatro, Legacoop Romagna e Confcooperative Romagna consegnano alla città un teatro di dimensione europea

Dopo soli 7 mesi dall’inizio dei lavori di riqualificazione e innovazione – e nei tempi previsti nonostante le difficoltà legate al periodo pandemico – Ravenna Teatro, insieme a Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Fondo per lo Sviluppo e la Coesione FSC, a Legacoop Romagna e a Confcooperative, è felice di riaprire il Teatro Rasi, consegnando alla città uno spazio di dimensione europea in grado di misurarsi con le diverse esigenze della scena e della ricerca teatrale e multidisciplinare contemporanea.

Fotografia di Marco Parollo

Nel continuare ad abitare l’ex chiesa di Santa Chiara, costruita nel 1250, e mantenendone l’anima, il Rasi non presenta più la conformazione di cineteatro degli anni Settanta, ma di una sala teatrale pronta a ospitare le nuove opere, a tutelare ancora maggiormente le creazioni, gli artisti e i lavoratori, restando luogo sempre in dialogo con la città e le sue energie.
Il progetto – realizzato grazie alla volontà e alla sapienza di tanti soggetti che hanno lavorato sinergicamente, in una prospettiva ecologica di trasformazione degli spazi esistenti – ha previsto la sostituzione delle poltrone in favore di una gradinata telescopica mobile, che permetterà usi inediti e la possibilità di sconfinamento dello spazio scenico a tutta la platea. L’area sotto la galleria, poi, occupata finora dalla parte finale della platea, è diventata una sala autonoma, pronta a ospitare incontri, laboratori, spettacoli più intimi, prove, mostre. Nel riallestimento è stato inoltre posto fortemente l’accento sull’aspetto acustico, ulteriormente ottimizzato. Contestualmente, il Comune di Ravenna ha approfittato del cantiere – sempre in termini di ottimizzazione delle energie e con sguardo lungimirante – per operare alcuni lavori di consolidamento del tetto.
La ristrutturazione è stata possibile in primis grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ravenna, in collaborazione con Ravenna Teatro, Legacoop Romagna e Confcooperative, insieme alla Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza, che ha guidato i lavori.
Il progetto è stato firmato dall’architetto Carlo Carbone, autorevole protagonista di diverse altre ristrutturazioni nel settore, come quelle del Teatro Colosseo di Torino, del Teatro La cucina-Olinda di Milano, del Koreja di Lecce, dell’Auditorium di Fiesole, solo per citarne alcune.
La riapertura al pubblico il 18 e 19 febbraio si articola in due giornate di incontri, proiezioni e spettacoli – con al centro la prima nazionale di Pianura, di e con Marco Belpoliti, regia di Marco Martinelli – nel segno di quel farsi luogo che fa del teatro un luogo privilegiato della relazione e dell’incontro con l’altro e che costruisce il suo spazio e il suo tempo nella condivisione a partire da quelle radici antiche, non sostituibili, del coro-polis.

«Oggi – commenta il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale – inizia per il Rasi, ex chiesa costruita nel 1250, una fase completamente nuova, che lo propone come spazio teatrale del nuovo millennio. Ci troviamo davanti a un altro positivo esempio di come a Ravenna l’amore per la cultura e la collaborazione tra soggetti diversi che mettono risorse e competenze a disposizione della comunità diano sempre buoni frutti. I lavori appena conclusi, nei tempi previsti nonostante la pandemia, restituiscono al pubblico e alle tantissime realtà culturali che ogni anno calcano il palcoscenico del Rasi un luogo di cultura che è sempre stato preziosissimo per Ravenna e che ora si presenta riqualificato e rifunzionalizzato. Il Rasi non è stato il primo spazio al quale è stata dedicata attenzione né sarà l’ultimo, perché la prospettiva generale è e rimane quella di rendere sempre più moderni e funzionali tutti i luoghi di cultura del nostro territorio. Ora l’augurio, dopo le tante chiusure dovute alla pandemia, è quello di vedere questi spazi sempre pieni di pubblico. La proposta culturale sia di Ravenna Teatro che di tutti gli altri soggetti che fanno cultura e spettacolo a Ravenna è sicuramente all’altezza di questa sfida».
«Il nostro Rasi – aggiunge l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia – è sempre stato, oltre che teatro, casa per tanti ravennati e non che negli anni hanno saputo trovare nei suoi spazi un luogo da frequentare, in cui ritrovarsi e riconoscersi. Questo intervento di rinnovamento dei suoi locali progettato dall’architetto Carlo Carbone proietta il Teatro Rasi, e con esso Ravenna, in una dimensione finalmente europea in cui sarà ridefinito il rapporto con la fruizione e le esigenze della scena contemporanea. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questo salto di qualità e a Ravenna Teatro, che gestisce il Rasi in convenzione con il Comune di Ravenna non solo per la messa in scena delle proprie produzioni e degli spettacoli della Stagione dei Teatri, ma anche offrendo un preziosissimo supporto a tutte le altre realtà culturali che nel corso dell’anno usufruiscono di questo spazio in virtù di convenzioni e patrocini del Comune».

LA SINERGIA PUBBLICO-PRIVATO

Il teatro da sempre ci mostra che la creazione di un’opera avviene solo nel dialogo e nell’incontro sinergico di sapienze e professionalità, e questo cantiere ha avvalorato tale pratica dimostrando l’importanza del lavoro di squadra.
La ristrutturazione è stata possibile in primis grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, attraverso un bando del 2018 rivolto ad interventi nei teatri della regione, e alla compartecipazione dell’amministrazione comunale e al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione FSC. Regione e Comune hanno poi avviato il rapporto con la Cooperativa Ravenna Teatro, unico soggetto privato a partecipare al bando (vincendolo), che ha operato in feconda collaborazione con Legacoop Romagna e Confcooperative, insieme alla Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza, che ha guidato i lavori.
Un percorso, quello della ristrutturazione, in cui il Comune di Ravenna ha offerto la possibilità di un dialogo tra un’amministrazione pubblica e un soggetto privato per poter intervenire su un bene pubblico. Ravenna Teatro ha seguito la regolare procedura dei bandi pubblici, in guisa di stazione appaltante, dando vita a una relazione importante e seminale. Possiamo infatti definire tale intervento anticipatore e apripista di una direzione che oggi è la stessa Comunità Europea (e il Governo italiano) a indicare per poter intervenire nei bandi che verranno proposti tramite il PNRR, nel quale si suggerisce proprio il dialogo tra pubblico e privato per poter intervenire anche in spazi di proprietà pubblica.

Interventi di miglioramento, riqualificazione e innovazione funzionale del Teatro Rasi finanziato da Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ravenna Teatro con risorse FSC 2014-2020 Piano Operativo della Regione Emilia-Romagna (Delibera Cipe n.76/2017) grazie al contributo di Legacoop Romagna, Confcooperative Romagna, CMCF Faenza, Carbone SAA Architects, Faggiotto S.T.A.F.F., Tesco Impianti Srl, Steel Pool Cantieri, Innova Global Service, Bertelè Telescopic Tribune, Barciulli Arreda Srl.

IL CANTIERE

Il cantiere del Teatro Rasi si è sviluppato in due direzioni: da una parte l’intervento realizzato grazie al bando regionale n.500 del 09/04/2018, condotto direttamente da Ravenna Teatro e con la partecipazione della Regione e del Comune; dall’altra l’intervento del Comune di Ravenna di consolidamento del tetto.
Complessivamente si è trattato di un investimento di 750mila euro: 550mila per i lavori gestiti direttamente da Ravenna Teatro (di cui 400 mila euro coperti dal contributo della Regione e del Comune di Ravenna) e 200mila che il Comune di Ravenna ha stanziato per i lavori del tetto.
Il bilancio complessivo ha avuto un incremento circa del 25% rispetto al preventivo iniziale, a causa, in larga misura, dell’incredibile aumento dei costi delle materie prime, ma anche delle complessità tecniche di intervento su un edificio del 1300, impossibili da rilevare totalmente in fase di preventivo.
Questo incremento extra è stato però compensato non solo dall’intervento pubblico, ma anche da quello di privati: Ravenna Teatro – cooperativa privata e indipendente – insieme a Confcooperative e Legacoop Romagna.
Il mettersi insieme, portando le proprie economie a favore di un teatro, di uno spazio pubblico, è sembrato, in un momento come questo, fondamentale, a Ravenna Teatro e a tutti i soggetti coinvolti, che hanno ritenuto che un momento delicato quale quello attuale si possa superare solo se gli spazi della cultura e della bellezza possono essere luoghi pulsanti e vivi all’interno della comunità.

È interessante infine ricordare il percorso, fatto insieme al Comune di Ravenna e alla Croce Rossa, per il recupero delle poltrone del “vecchio” Teatro Rasi. Affinché le poltrone dismesse non rimanessero inutilizzate o venissero buttate, il Comune ha aperto una manifestazione di interesse per metterle a disposizione di associazioni di volontariato, alla quale ha aderito la sezione di Ravenna della Croce Rossa Italiana. La CRI ha ritirato le poltrone e le ha messe in vendita a 30 euro ciascuna. I proventi della raccolta saranno impiegati per l’acquisto di mezzi di soccorso.

 

 

ALTRI APPROFONDIMENTI:

 

 

Interventi di miglioramento, riqualificazione e innovazione funzionale del Teatro Rasi finanziato da Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ravenna Teatro con risorse FSC 2014-2020
Piano Operativo della Regione Emilia-Romagna (Delibera Cipe n.76/2017)

Un teatro con radici antiche: storia del Rasi dalla Chiesa di Santa Chiara alla ristrutturazione del 2021/2022

CLARISSE, CAVALLI, ATTRICI E ATTORI

Dopo soli 7 mesi dall’inizio dei lavori di riqualificazione e innovazione, e nei tempi previsti, riapre il Rasi, consegnando alla città un teatro di dimensione europea in grado di misurarsi con le diverse esigenze della scena e della ricerca teatrale e multidisciplinare contemporanea.

Il Teatro Rasi dal 1991 è gestito, attraverso convenzione quinquennale con il Comune di Ravenna, da Ravenna Teatro, centro di ricerca scenica fondato dal Teatro delle Albe e dalla Compagnia Drammatico Vegetale. Irradiato dalla poetica degli artisti e delle compagnie che l’hanno fondato, scommettendo sulla fertilità incessante della scena, Ravenna Teatro intreccia una necessità etica di radicamento nella polis a una vocazione internazionale nella creazione di opere, percorsi di ospitalità, pratiche pedagogiche e abita un luogo da sempre in dialogo con la città, con circa 300 aperture l’anno.

Un luogo, il teatro Rasi che, a differenza di molti edifici teatrali, non è nato dal nulla, la cui genealogia ci porta a scavare tra fondamenta arcaiche e voci lontane. Le sue origini risalgono infatti ad un antico luogo di culto, la chiesa di Santa Chiara, fatta costruire, con monastero attiguo, da Chiara da Polenta nel 1250 e soppressa nel 1805 durante l’amministrazione napoleonica. La chiesa era decorata con bellissimi affreschi trecenteschi di scuola riminese – staccati attorno al 1950 e ora conservati nel Museo Nazionale di Ravenna – e fu quasi completamente ricostruita verso la fine del Settecento, insieme all’adiacente monastero, su disegno di Camillo Morigia.
Lunghi secoli intrisi di vocazione e castità, tra inquietudini ed estasi di intima, riservata vita conventuale della quale sappiamo poche cose.

Una volta soppressa, la chiesa di Santa Chiara fu ceduta all’Ospedale Santa Maria delle Croci e in seguito data in affitto al barone Pergami Della Franchina, che ne fece una cavallerizza. Dal sacro al profano, dal silenzio religioso all’irrequietezza animale, rumorosa e selvaggia. Vi sono notizie di spettacoli equestri che si svolsero dal 1847 al 1856.

Nel 1879 l’ex convento fu poi adibito a caserma e la chiesa ceduta dal barone al Comune di Ravenna – con scrittura privata del 18 giugno 1874 -, il quale concesse l’edificio all’Accademia Filodrammatica che lo convertì in sala teatrale, sostenendo le spese dell’operazione e impegnandosi anche a non modificare l’abside.
L’inaugurazione del nuovo teatro si svolse l’8 maggio 1892 con la commedia Il deputato di Bombignac di Alessandro Bisson e un monologo scritto dal celebre attore e drammaturgo ravennate Luigi Rasi, a cui il teatro sarà intitolato nel 1919.

Nello stesso anno l’Accademia Filodrammatica si unì con la Società Orfeonica ravennate per fondare la Società artistica drammatico-musicale di Ravenna con lo scopo di «raccogliere in sodalizio i cultori ed amatori dell’arte drammatica e della musica, e di promuovere e diffondere l’educazione e la coltura artistica del paese». Sotto questa conduzione ebbe inizio una fertile attività articolata in eventi diversi; il Teatro Rasi cominciò a ospitare commedie dialettali brillanti e opere drammatiche in lingua, varietà e circo, balletti e operette, musica classica, lirica e bandistica.
Il dopoguerra vedrà il Teatro Rasi dotarsi di un piccolo fabbricato dove saranno sistemati gli uffici e dove vi sarà spazio anche per le scuole di danza e di recitazione. In questi anni il teatro è anche sede cinematografica.

Poi, nel ’59 ebbe inizio un lungo tratto deserto a causa di inagibilità e il teatro rimase chiuso per lavori di restauro, eseguiti dall’architetto ravennate Sergio Agostini, fino al 1979. Quando riaprì il Rasi assomigliava più a un cinematografo che a un vero teatro, ma l’abside, conservata e poi valorizzata anche da registi e scenografi, è sempre restato un elemento unico preziosissimo della sua storia, “un fondale raro e irriproducibile, di memoria”, per citare Cristina Ventrucci.

L’ULTIMO PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE

Oggi, all’innovazione artistica e culturale portata da Ravenna Teatro si coniuga la possibilità di vedere il Rasi strutturalmente modificato, forte del suo passato, ma profondamente contemporaneo.
Memore di tutta la sua storia e in questo spirito in cui antico e contemporaneo dialogano, si è inscritto anche il progetto di ristrutturazione del 2021, che ha trasformato il Rasi in uno spazio ulteriormente in linea con la dimensione europea, in cui sarà ridefinito e arricchito il rapporto con la fruizione e le esigenze della scena contemporanea.

Un progetto che ha visto la sua realizzazione e messa in opera grazie alla volontà, alla sapienza e al desiderio di tanti soggetti, maestranze e professionalità che hanno lavorato sinergicamente come una squadra in una prospettiva ecologica di trasformazione degli spazi esistenti, realizzando un’impresa di grande portata in tempi rapidi.

Firmato dall’architetto Carlo Carbone, autorevole protagonista di diverse altre ristrutturazioni nel settore, la realizzazione del progetto è stata possibile in primis grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna attraverso il bando regionale n.500 del 09/04/2018 (condotto direttamente da Ravenna Teatro) e alla compartecipazione dell’amministrazione comunale e al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione FSC. Regione e Comune, tutti in feconda collaborazione con Legacoop Romagna e Confcooperative Romagna, insieme alla Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza, che ha guidato i lavori. Con loro nella squadra lo studio tecnico Faggiotto S.T.A.F.F., Tesco Impianti srl, Steel Pool Cantieri, Innova Global Service, Bertelè Telescopic Tribune, Barciulli Arreda srl

Il progetto ha previsto la sostituzione delle poltrone in favore di una gradinata telescopica mobile, che permetterà usi inediti e la possibilità di sconfinamento dello spazio scenico a tutta la platea. L’area sotto la galleria, poi, occupata finora dalla parte finale della platea, è diventata una sala autonoma, pronta a ospitare incontri, laboratori, spettacoli più intimi, prove, mostre. Nel riallestimento è stato inoltre posto fortemente l’accento sull’aspetto acustico, ulteriormente ottimizzato. Contestualmente, il Comune di Ravenna ha approfittato del cantiere – sempre in termini di ottimizzazione delle energie e con sguardo lungimirante – per operare alcuni lavori di consolidamento del tetto.

Proprio lo spirito di collaborazione di tante professionalità dalla indubbia esperienza e competenza, ma anche dallo sguardo visionario sull’opera da realizzare, ha fatto sì che oggi il Teatro Rasi possa mostrarsi alla città in una veste nuova senza aver perso la sua anima antica e ricca di storia e vicende.
Una squadra guidata dallo spirito cooperativo e dalla fiducia in un progetto profondamente innovativo destinato alla città, senza la quale la ristrutturazione non sarebbe stata possibile.

LA SQUADRA DI LAVORO

Legacoop Romagna
Nata il 5 dicembre 2013, è l’associazione di rappresentanza delle cooperative delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini iscritte a Legacoop, in dialogo con tutte le istanze istituzionali, politiche, culturali e socio-economiche. Sviluppa le proprie alleanze sulla base di programmi, progetti e azioni di comune interesse per le proprie associate, impegnandosi a promuovere i valori, i principi, la cultura e la pratica cooperativa; a favorire lo sviluppo imprenditoriale e la qualità sociale delle associate; a promuovere i valori fondanti della cooperazione; ad assicurare la piena e consapevole partecipazione dei soci; a tutelare e preservare il patrimonio collettivo rappresentato dalla reputazione cooperativa; a promuovere e favorire lo sviluppo dei rapporti tra Enti associati e a concorrere alla loro qualificazione. Legacoop è anche il cuore di un gruppo di imprese che offre servizi e agevolazioni alle cooperative e ai loro soci.

Confcooperative Romagna
Costituita nel 2020, questa Unione territoriale nasce dalla fusione di Confcooperative Forlì-Cesena e Confcooperative Ravenna-Rimini ed è il risultato di un percorso di avvicinamento durato alcuni anni.
Questo sindacato d’impresa associa 640 cooperative che operano nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini offrendo loro rappresentanza politico-sindacale, assistenza e tutela, ed è una delle Unioni territoriali più rappresentative dell’intero territorio nazionale.
Svolge sul territorio romagnolo attività di rappresentanza e promozione del movimento cooperativo impegnandosi, quotidianamente, per lo sviluppo di un modello di impresa centrato sull’efficienza economica, la partecipazione democratica dei soci e sui valori di mutualità e sussidiarietà.

CMCF Faenza
Nata nel 1950, la ditta vincitrice del bando regionale, la Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza, presieduta da Andrea Vignoli, da 70 anni opera nel settore delle costruzioni edili a 360 gradi, progettando e realizzando infrastrutture civili, commerciali, artigianali e industriali, nonché ristrutturando edifici di particolare rilevanza storica e architettonica. Da sempre protagonista nel panorama dell’edilizia civile e industriale della provincia di Ravenna, nonostante la crisi e le enormi difficoltà che hanno decimato nell’ultimo decennio imprese di medie e grandi dimensioni del settore, hanno cercato di non perdere mai di vista i valori della cooperazione, continuando a puntare su modernità, professionalità e soprattutto sul benessere del corpo sociale e della società civile in cui vivono, sostenendo anche iniziative umanitarie, e dimostrandosi particolarmente attiva in ambito sociale.

Faggiotto S.T.A.F.F
Studio tecnico la cui attività prevalente è quella di consulenza per gli organizzatori di eventi sportivi e di pubblico spettacolo, con un’esperienza pluriennale nel campo e un curriculum che li vede protagonisti di moltissimi eventi di portata mondiale, STAFF Studio Architettura Franco Faggiotto è formata da una squadra che vede l’incontro tra l’esperienza dell’ ing. Franco Faggiotto e la competenza dei componenti più giovani Arch. Stefano Faggiotto, Ing. Agnese Farolfi e Ing. Sara Olivucci.

Tesco Impianti srl
Tesco srl, con sede a Ravenna, opera dal 1985 su tutto il territorio nazionale nel settore degli impianti idro-sanitari, riscaldamento, condizionamento, contabilizzazione e ripartizione del calore, ricambio e trattamento aria, adduzione gas metano ed antincendio, sia residenziale che commerciale.
Tesco srl vanta inoltre una solida specializzazione nell’ambito ospedaliero e un allargamento recente del proprio raggio d’azione anche in direzione degli impianti a biogas e biomassa, sia in Italia che all’estero, con particolare attenzione all’assistenza e manutenzione e allo sfruttamento delle energie rinnovabili.

Steel Pool Cantieri
In un percorso iniziato 30 anni fa, Steel Pool Cantieri progetta e realizza in Italia ed all’estero involucri metallici e facciate architettoniche per fabbricati civili, commerciali ed industriali, nonché le strutture principali e secondarie per sostenerle, garantendo soluzioni ed installazioni affidabili destinate a durare nel tempo e soluzioni tecnico-costruttive proprie dell’edilizia e dell’architettura contemporanea. Ha celebrato i suoi 30 anni di attività pubblicando la nuova edizione del volume The Extraordinary Side of Design, che documenta i recenti lavori realizzati dall’azienda.

Innova Global Service
Nata da un accordo tra aziende leader, che hanno fatto della manutenzione impiantistica la loro storia, per cui si avvale di questo patrimonio culturale specifico per l’ottimizzazione delle risorse, opera in ogni campo della manutenzione, dalla quella di impianti elettrici e fotovoltaici e meccanici alle manutenzioni edili, alla cura del verde ed è in grado di operare anche nel campo delle riqualificazioni energetiche degli edifici.

Bertelè Telescopic Tribune
Nata per intuizione del capo famiglia, Enzo, laureato e docente di letteratura, è diventata oggi un’impresa che occupa quattro aree diverse. Si occupa di tribune, permanenti e non, come quelle che servono ormai per ogni tipo di evento, e realizza con una qualità elevata tribune telescopiche con programmi cad tridimensionali parametrici e utilizzando in fase di saldatura robot.

Barciulli Arreda srl
Dal 1985 è leader nel settore arredamento per cinema, multisale, teatri e sale conferenze. Formata da personale altamente qualificato, è in grado di offrire un servizio accurato e completo: progettazione, montaggio delle strutture e degli arredi, assistenza tecnica e servizio post-vendita, con una varietà di soluzioni che valorizzano e potenziano gli spazi.

INTERVISTA A ANDREA VIGNOLI, PRESIDENTE DI C.M.C.F.

I lavori di interventi di miglioramento, riqualificazione e innovazione funzionale del Teatro Rasi sono stati guidati dalla ditta vincitrice del bando regionale, la Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza. Insieme al suo presidente, Andrea Vignoli, facciamo qualche considerazione sul progetto.

Presidente Vignoli, come si è approcciato il movimento cooperativo del territorio al progetto di Ravenna Teatro?
«Ravenna, oggi come non mai, si conferma città della cultura attenta alla tutela e lo sviluppo di tutte le arti. Oltre infatti alle svariate iniziative legate alle celebrazioni dell’”Anno di Dante”, l’Amministrazione Comunale ha cercato di sostenere cinema, teatri e attività musicali e culturali in genere che, a causa della pandemia, hanno attraversato un periodo di estrema difficoltà. Ravenna Teatro, associazione culturale nata nel 1991 dall’unione di due compagnie e strutturata in forma cooperativa, ha promosso un intervento di ristrutturazione e ammodernamento del Teatro Rasi, edificio storico del 1300 in pieno centro a Ravenna e loro sede dall’anno di fondazione. Il movimento cooperativo ravennate, da sempre sensibile all’arricchimento culturale del territorio, ha deciso di affiancare Ravenna Teatro per far sì che il progetto potesse vedere la luce».

Sostenere un’iniziativa strettamente legata all’ambito culturale è un bel segnale
«Lo spirito cooperativo pone le sue basi sulla ricerca del benessere dei propri soci, benessere che passa anche attraverso l’arricchimento culturale, sociale e civico, volendo smentire chi da sempre sostenga che la cultura “non paghi”. Come Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza siamo fieri di essere stati tra i realizzatori di un’opera così significativa sia per gli elementi progettuali innovativi che la contraddistinguono, che per il nobile fine a cui essa è destinata. Essere tra gli artefici di una nuova vita per un edificio di innegabile valore storico e culturale ci dà gioia; grazie agli interventi migliorativi estetici e soprattutto funzionali apportati, il Teatro Rasi continuerà a essere fucina e stimolo per le menti delle generazioni future».

Come si colloca CMCF nel panorama cooperativo romagnolo?
«Avendo da poco compiuto 70 anni – essendo nati nel 1950 – noi CMCF ci vantiamo di aver sempre avuto un ruolo da “attori protagonisti” nel panorama dell’edilizia civile e industriale della provincia di Ravenna. Nonostante la crisi e le enormi difficoltà che hanno decimato nell’ultimo decennio imprese di medie e grandi dimensioni del settore, abbiamo cercato di non perdere mai di vista i valori della cooperazione, continuando a puntare su modernità, professionalità e soprattutto sul benessere del nostro corpo sociale e della società civile in cui viviamo».

Quali sono state le sfide di un cantiere così importante?
«Le sfide lavorative sono state dure e quotidiane, per le tempistiche ristrette, i costi crescenti da contenere, il coordinamento delle svariate attività e professionalità del cantiere richieste dall’opera e l’imprescindibile necessità di rispondenza al progetto architettonico. Tutto questo ci rende ancora più orgogliosi del risultato raggiunto. Ringraziamo Ravenna Teatro, il Comune di Ravenna, la Regione Emilia Romagna che ha parzialmente finanziato l’opera, Confcooperative di Ravenna e Legacoop, i progettisti e i professionisti coinvolti, le maestranze tutte e non ultime le persone di buona volontà che danno ogni giorno vita e pelle all’associazionismo e al volontariato, ricchezze incommensurabili della nostra società».

Fotografie di Marco Parollo
Testo a cura di Laura Redaelli
Intervista a cura di Alessandro Fogli

 

 

Interventi di miglioramento, riqualificazione e innovazione funzionale del Teatro Rasi finanziato da Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Ravenna Teatro con risorse FSC 2014-2020
Piano Operativo della Regione Emilia-Romagna (Delibera Cipe n.76/2017)