L’archivio Demetrio Stratos, appena acquisito dal Comune di Ravennae dalla Regione Emilia-Romagna, trova la sua casa ideale a Malagola, il centro internazionale di ricerca vocale e sonora diretto da Ermanna Montanari ed Enrico Pitozzi, che ne avvia, così, la valorizzazione e la messa a disposizione di studiosi, di ricercatori e del pubblico più vasto.
Costituito da un’ampia varietà di documenti e oggetti appartenuti all’artista, con centinaia di elementi tra documentazione manoscritta, appunti, fotografie, abiti, cinture tradizionali, oggetti utilizzati durante i concerti e le performance, volantini, manifesti, rassegna stampa, lettere, libri, dischi, registrazioni audio, videocassette e materiali audiovisivi digitalizzati, l’archivio testimonia sia l’attività creativa di Stratos che il contesto culturale che egli aveva costruito nella propria abitazione, in primis il rapporto di amicizia e collaborazione artistica con John Cage.
Un archivio conservato finora da Daniela Ronconi Demetriou, vedova Stratos, che rappresenta una risorsa fondamentale per ricostituire – grazie a possibili percorsi attraverso le sue tracce e inedite forme di esperienza di ciò che esse sono in grado di generare – il contatto quanto più diretto possibile con un artista che ha segnato in modo radicale e fondamentale la storia della musica e della ricerca sulla vocalità e che, come afferma Ermanna Montanari, «con la sua voce è in grado di attivare in noi l’esperienza del sacro».
Un patrimonio di rilevanza primaria che si inserisce in un percorso che Malagola sta avviando nel segno degli archivi d’arte, del loro ripensamento, della loro interconnessione e valorizzazione e che, come spiega Enrico Pitozzi, «inaugura una ‘fruizione esperienziale’ dei materiali sonori, destinata a cambiare i modi e le pratiche d’ascolto».
Dopo il successo del servizio di trasporto gratuito da e verso il teatro nelle sere di spettacolo, Ravenna Teatro sta pensando ad una nuova proposta che toccherà i lidi
Ravenna Teatro si sta organizzando per offrire ai residenti di Marina di Ravenna, Punta Marina, Lido Adriano, Lido di Dante e Porto Fuori l’opportunità di assistere agli spettacoli de La Stagione dei Teatri 2022-2023 usufruendo di un servizio di trasporto gratuito.
Alla luce della felice intuizione, nata diversi anni fa, di istituire un servizio di accompagnamento da e verso il teatro – che oggi copre le circoscrizioni Nord e Sud e il comune di Alfonsine – Ravenna Teatro ha pensato di toccare anche i lidi per coinvolgere coloro che desiderano partecipare agli eventi culturali che si tengono in città, ma che incontrano difficoltà negli spostamenti, nel reperire parcheggio, nel muoversi da soli.
Come avviene anche per il servizio già in essere, ogni viaggio sarà occasione di incontro tra cittadini e cittadine che condividono la passione per il teatro e che saranno accompagnati da una presentazione dello spettacolo.
Il servizio – in caso si riesca a raggiungere un numero congruo di persone, tale da permetterne l’attivazione – entrerebbe in funzione per gli spettacoli del 16 e del 30 aprile.
La quota pensata è di 38 euro e comprende il tragitto verso il teatro e ritorno e l’ingresso ad entrambi gli spettacoli.
Elio De Capitani, Ferdinando Bruni, Teatro dell’Elfo
DIPLOMAZIA
Protagonisti un generale del Terzo Reich e un diplomatico della Svezia neutrale, sullo sfondo di un’afosa notte parigina, cupa e opprimente, nell’estate del 1944. Il generale Dietrich von Choltitz è alle prese con l’ordine di Hitler: distruggere la città. Al suo cospetto il console svedese, Raoul Nordling, lo incalza facendogli intravedere il mondo da una prospettiva diversa, invitandolo a scegliere la via della diplomazia al posto di quella della distruzione.
Maria Paiato, Mariangela Granelli, Ludovica D’Auria
BOSTON MARRIAGE
Un salotto, due dame e una cameriera: tutto farebbe pensare a una trama convenzionale, ma dalla conversazione veniamo a sapere che le due dame sono state un tempo una coppia molto affiatata. Dopo la separazione, Anna ha trovato un uomo ricco che la mantiene e vorrebbe ora approfittare della protezione di lui per riprendere con sé Claire. La riconquista si rivelerà molto più complicata del previsto, con colpi di scena rocamboleschi.
Boston Marriage – foto Giorgio Sangati
Boston Marriage – foto Giorgio Sangati
Informazioni generali
Quota di partecipazione: posto di platea o palco + navetta 38 €
Fermate e orari di partenza da definire in base alle adesioni.
L’autobus porterà gli spettatori al Teatro Alighieri e da lì ripartirà a spettacolo terminato.
Anche quest’anno la non-scuola, quell’asinina esperienza di laboratorio teatrale che il Teatro delle Albe tiene viva da oltre trent’anni con gli adolescenti, nel segno del cortocircuito tra arte e vita che la compagnia accende ogni giorno, è stata proposta in diversi istituti della provincia di Ravenna coinvolgendo centinaia di ragazzi e ragazze. Un’esperienza, quella della non-scuola, che ha fatto scuola in tutto il mondo e che quest’anno è stata proposta anche a Caldogno (in provincia di Vicenza), Cervia, Lecce, Matera, Milano, Napoli, Piangipane, Pompei, Roma, Santarcangelo di Romagna e Seneghe.
In provincia di Ravenna i laboratori si sono svolti in nove istituti scolastici e nella sede della Circoscrizione di Castiglione di Ravenna. Gli incontri hanno inoltre coinvolto gli studenti e le studentesse dell’Università di Bologna – sede di Ravenna – in collaborazione con Fondazione Flaminia. I debutti sono previsti al Teatro Rasi da martedì 21 marzo a giovedì 30 marzo e lunedì 8 maggio, alle 21:00. A Cervia il debutto dell’istituto alberghiero Tonino Guerra verrà ospitato a fine maggio – data in via di definizione – al teatro comunale Walter Chiari.
Contestualmente, nell’ambito dei debutti, sono stati pensati due momenti di incontro dedicati a due figure che più volte hanno intrecciato il cammino delle Albe: Rachele Furfaro e Valter Malosti. Furfaro, pioniera di un nuovo modello educativo nei Quartieri spagnoli di Napoli, presenterà La buona scuola. Cambiare le regole per costruire l’uguaglianza (Feltrinelli), un testo in cui traccia la possibile idea di una scuola capace di ascolto, di attenzione al singolo e alla comunità, per essere accogliente e inclusiva. Poemetti. Venere e Adone – Lo stupro di Lucrezia di William Shakespeare(Einaudi) è invece il titolo del libro con la traduzione di Valter Malosti: l’autore, fondatore del Teatro di Dioniso e poi Direttore Fondazione TPE – Teatro Piemonte Europa, oggi è direttore di Ert Fondazione. Malosti è attore, autore e regista di numerosi spettacoli ospitati anche nell’ambito de La Stagione dei teatri. Recentemente è stato protagonista delle Celebrazioni dantesche.
L’incontro con Rachele Furfaro sarà alle 18:00 del 24 marzo al Teatro Rasi in sala Mandaye N’Diaye; l’appuntamento con Valter Malosti sarà nello stesso luogo ma alle 18:00 del giorno successivo, sabato 25 marzo, insieme a Mauro Bersani, direttore editoriale Einaudi. Ad entrambi gli incontri sarà presente Marco Martinelli.
“Se Ravenna oggi è riconosciuta, e si riconosce, come città di teatro – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna Fabio Sbaraglia– lo è sicuramente anche in virtù di un’esperienza come la non-scuola che da oltre trent’anni rinnova la propria energia mettendo in contatto migliaia di giovani con i linguaggi del teatro. La comunità che da qui è cresciuta intorno a questo progetto, e a cui la città è profondamente affezionata, è luogo di continuo rinnovamento di un inestimabile patrimonio di relazioni, pratiche e ricerca”.
“La festa della non-scuola del Teatro delle Albe – sottolinea la coordinatrice Laura Redaelli – è l’attraversamento gioioso dell’essere coro, è il farsi luogo che si manifesta nei volti e nei desideri dei molti che in quei giorni abitano il teatro e che ci restituiscono la possibilità di una comunità che si riconosce nella scelta eretica della bellezza e della felicità”.
Il racconto fotografico della non-scuola di quest’anno è affidato a Nias Zavatta. Durante le serate di apertura alcuni dei suoi scatti saranno esposti al Teatro Rasi. “Da docente e fotografa allo stesso tempo – spiega Zavatta – quando quest’anno mi è stato proposto di fare un foto racconto della non-scuola, ho accettato con grande curiosità e piacere: nello sguardo con cui osservavo i ragazzi e le ragazze durante i laboratori all’interno delle varie scuole, ho voluto infatti far dialogare entrambe le mie parti – di fotografa ma anche di insegnante – ed esprimere con le immagini tutte le diverse sfumature e colori che l’adolescenza racchiude in sé e che la non-scuola sa sprigionare. Proprio per questo motivo, ho scelto di dare ampio spazio ai volti, a quegli sguardi che spesso inconsapevolmente si distaccavano dal coro, e allo stesso tempo anche all’atmosfera di gioco puro, di sperimentazione viva del e nel gruppo”.
La rassegna viene realizzata da Ravenna Teatro / Teatro delle Albe con il contributo del Comune di Ravenna, Regione Emilia-Romagna, Ministero della Cultura, Bcc Ravennate Forlivese e Imolese, Confcooperative Romagna e Fondazione Flaminia.
con Caterina Angeli, Ahmed Belhaj, Gabriele Bignardelli, Lorenzo Cantarelli, Anna Cecchini, Elena Cecchini, Andrea Cortesi, Matteo De Giorgio, Bianca Iulia Filip, Samuele Filippi, Nicola Francesconi, Mattia Frisari, Matteo Giliberti, Manuel Greco, Matteo Guerrini, Samuel Juanto, Mattia Likrama, Gabriele Magli, Benedetta Massi, Elisa Mastrogiacomo, Edoardo Melandri, Morgan Murgia, Tommaso Nalin, Cecilia Russo, Francesca Specolizzi, Nicola Valenti, Samuele Zattoni. guide Carlo Garavini, Roberto Magnani, Marco Saccomandi insegnanti assistenti Elena Pasi, Anna Valentini
Mercoledì 22 marzo
Assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna – Castiglione di Ravenna
ispirato a La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati
con Andrea Abbondanza, Emma Alberani, Lorenzo Babini, Alessandro Bendi, Federico Calzo, Alessandro Cangini, Maia Cardillo, Mariasole Casini, Alberto Ceccarelli, Giulia Ceccarelli, Filippo Cimatti, Anna Colli, Martina Conficconi, Giulia Corradi, Lucia Corsini, Lorenzo Da Re, Anna Diversi, Marta Ferrotti, Lorenzo Gori, Giulia Grotti, Giada Mafrolla, Matteo Marchionno, Martina Maruccia, Giuseppe Mase, Alberto Moia, Anna Montanari, Martina Pizzini, Cristian Randi, Nicolò Randi, Emma Rubino, Elia Stella, Giacomo Tramontani, Stella Ventimiglia, Marco Wozniak, Emma Zecchi. guide Flaminia Pasquini Ferretti, Marco Saccomandi insegnante assistente Andrea Mengozzi
Mercoledì 29 marzo
Fondazione Flaminia per l’Università in Romagna
con Martina Corallini, Sara Cusimano, Sara Giulia El Yamani, Alessia Frattini, Thomas Alexander Casadio Malagola, Maria Paola Molinaro, Anna Moretti, Antonio Peruggio, Erika Santoro, Vanessa Spadavecchia, Gaia Tritto, Marta Minocci, Alice Leahu. guide Roberto Magnani, Antonio Maiani
Giovedì 30 marzo
I.C.S.San Pietro in Vincoli, Scuola secondaria di 1 grado “Romolo Gessi”
con Sofia Aslam, Lorenzo Baldisserra, Sara Barisani, Panuela Bedriu, Mahran Boutartour, Kevin Cascino, Martina Cascino, Asia Cicognani, Chiara D’Andrea, Vanessa Di Stefano Cagnesco, Victoria Fabbrucci, Asia Giuliani, Maida Ibrahimi, Alessia Kashita, Sofia Kaydalova, Aicha Khelifa, Claudio Lupi, Abdou Khadre Mbow, Martina Mercurio guide Ermelinda Nasuto, Alessandro Renda insegnante assistente Manuela Chiarucci
Maggio – data da definire – teatro comunale Walter Chiari di via XX Settembre, Cervia
Istituto Alberghiero Tonino Guerra
con Tatjana Ballardini, Giulia Boschetti, Alice Foschi, Mihai Maximilian Gabor, Aurora Gatta, Ylenia Giovine, Maura Iaccarino, Pietro Lemma, Gabriela Lupasco, Giorgia Martini, Roberto Minervino, Alessio Musso, Enrique Victorio Olivares, Alessandro Pastorelli, Samuele Scatozza, Simone Soriani guida Alessandro Argnani insegnante assistente Valeria Arfelli
BIGLIETTI
Intero 5 €
under 20, studenti universitari e docenti degli istituti coinvolti 3 €
E’ consigliato l’acquisto in prevendita.
I biglietti sono in vendita su questo sito CLICCA QUI
La biglietteria del Teatro Rasi sarà aperta da martedì 21 a giovedì 30 marzo dalle 16 alle 18 (dal lunedì al venerdì) e da un’ora prima degli spettacoli. Dal 30 marzo sarà aperta il giovedì dalle 16.00 alle 18.00 .
INFORMAZIONI Ravenna Teatro tel. 0544 36239 BIGLIETTERIA tel. 0544 30227 TEATRO RASI via di Roma 39 Ravenna
Mille anni o giù di lì, con Luigi Dadina, disegni di Davide Reviati @Nias Zavatta
disegno di Davide Reviati
Si intitola DISEGNARE LE PAROLE il laboratorio di serigrafia che Else Edizioni e Davide Reviati organizzano il 3 e 4 aprile, dalle 10.00 alle 17.00, all’Accademia di Belle Arti di Ravennanell’ambito del progetto sul fumetto condotto da Ravenna Teatro insieme a Coconino Press. Il laboratorio permetterà ai partecipanti di realizzare un libro illustrato, stampato e rilegato da loro.
Else Edizioni – Edizioni Libri Serigrafici E altro – è una casa editrice, un laboratorio artigianale di stampa serigrafica e un’associazione che nel 2012 nasce a Roma dall’incontro tra professionisti in diversi campi dell’editoria, grafica, illustrazione e stampa d’arte. Else pubblica albi illustrati che ripropongono e riflettono mutamenti sociali, politici e pedagogici attraverso grandi opere letterarie e l’illustrazione.
Davide Reviati è fumettista e illustratore ravennate tra i più importanti nel panorama italiano, riconosciuto all’estero, in Europa e in America, per la capacità del suo tratto di evocare un universo lirico in grado di parlare a tutti.
“Si tratta – spiega Marco Carsetti di Else Edizioni – di un percorso intorno al libro come avventura, spazio concreto tra la copertina e le pagine: testa, pancia, piedi e dorso. I libri come segni da cogliere: impronte nel passato, tracce del presente, visioni sul futuro. Storie da raccontare, stampare e rilegare attraverso un fare artigianale, con l’intelligenza delle mani e strumenti “conviviali” alla portata di tutti”.
Il corso permetterà un’introduzione alla stampa serigrafica; la presentazione di diverse modalità di realizzazione di un’immagine per la serigrafia: manuale, digitale, manuale e digitale insieme; la presentazione di diverse tecniche di disegno per la realizzazione delle matrici di stampa manuali; l’incisione e sviluppo telai; l’imposizione delle pagine di stampa; la messa in macchina e messa a registro; la gestualità della stampa serigrafica a mano; la cordonatura, allestimento e rilegatura a mano del libro. Ciascun partecipante riceverà copia del libro realizzato.
Il corso rientra nel progetto Nel segno dell’Anic, serie di appuntamenti che si articolano tra cinema, incontri, teatro e fotografia che termineranno il 4 e 6 aprile alle 21:00 al Rasi con lo spettacolo Mille Anni o giù di lì di Luigi Dadina e Davide Reviati. In scena Dadina e Francesco Giampaoli. Voce Elena Bucci.
INFORMAZIONI
QUANDO: lunedì 3 e martedì 4 aprile, dalle 10.00 alle 17.00 DOVE:Accademia di Belle Arti di Ravenna, via delle Industrie 76, Ravenna COSTO DI ISCRIZIONE:50 euro (posti limitati, iscrizione obbligatoria) ISCRIZIONI: Presso Ravenna Teatro entro il 31 marzo. Telefono 0544 36239 mail promozione@ravennateatro.com
Si intitola “Io non sono un attore. Una serata per Gianni Plazzi” l’appuntamento fissato per venerdì 17 febbraio alle 21.00 al Teatro Rasi che si propone di rendere omaggio alla figura dello scomparso artista ravennate capace di dialogare con le tante anime del teatro cittadino, ma non solo. Alla serata interverranno Alessandro Argnani, Mario Battaglia, Romeo Castellucci, Lorenzo Donati, Marco Martinelli, Ermanna Montanari, Andrea Monticelli, Mauro Monticelli, Sara Plazzi, Sergio Scarlatella, Eugenio Sideri, Silvano Voltolina. Testimonianze diverse di una passione che ha portato Plazzi a collaborare con Teatro del Drago, Sognattori, Lady Godiva Teatro, Teatro delle Albe e Socìetas Raffaello Sanzio.
Gianni Plazzi@Sara Colciago
INFORMAZIONI
L’appuntamento è per le 21.00 di venerdì 17 febbraio al Teatro Rasi, ingresso a offerta libera.
L’incasso dell’evento verrà devoluto a Fondazione AVSI per lo Slum di Kibera.
L’affabulatore romano Ascanio Celestini è il protagonista di Museo Pasolini, spettacolo che rappresenta una sorta di affresco dell’Italia del secondo Novecento tracciato attraverso le tante e diverse opere che l’intellettuale bolognese ci ha lasciato. Qui di seguito un suo video e un’intervista a cura di Federica Ferruzzi.
Celestini, qual è l’immagine dell’Italia che emerge da questo lavoro? Cosa ci dice, di noi e del Paese?
“Vincenzo Cerami ha detto: ‘se noi prendiamo tutta l’opera di Pasolini, dalla prima poesia che scrisse quando aveva 7 anni fino al film Salò, e la ordiniamo secondo cronologia, avremo il ritratto, il disegno della storia italiana dalla fine degli anni del fascismo fino alla metà degni anni ’70. Pasolini ci ha raccontato cosa è successo nel nostro paese in tutti questi anni’. Io non ho fatto altro che accostare la sua opera a quello che accadeva in Italia in quel determinato periodo. Ad esempio, mi sono chiesto: cosa succedeva, in Italia, quando usciva al cinema Accattoni? E verificavo che in quegli anni si andava verso i primi governi di centro sinistra. Un modo per leggere la storia attraverso il punto di vista di una persona particolarmente preparata e anche un po’ folle. Ritengo sia uno sguardo più interessante rispetto a quello degli storici, che fanno una cernita più scientifica che emotiva”.
Al di là della celebrazione dei cento anni dalla nascita, come nasce questo spettacolo?
“Un momento importante nella costruzione di questo spettacolo è stato nel 2015, in occasione dell’anniversario della morte di Pasolini, quando feci un’intervista a Graziella Chiarcossi, filologa, cugina di Pier Paolo, la persona che oggi lo conosce meglio. Tramite lei ho scoperto un aspetto poco noto, ovvero che il padre, militare fascista, era molto legato al figlio, omossessuale comunista. Gli faceva da segretario, lo seguiva passo passo. La lettura che invece abbiamo avuto, in questi anni, del loro rapporto era di forte conflitto, per questo occorre approfondire. I motivi di questo spettacolo sono tanti: nel 2020 mi sono recato, per la prima volta, nel cimitero di Casarsa della Delizia, dove è sepolta tutta la famiglia Pasolini. Spesso sento dire che Pier Paolo era friulano: in realtà, come sappiamo, era nato a Bologna, anche se è pur vero che non si sceglie dove nascere e che lui è sempre rimasto molto legato alla sua parte friulana. Al cimitero sono tutti lì, è una sorta di album di famiglia e credo che questo aspetto vada recuperato. Credo che, quando si parla di Pasolini, non si debba aver paura di entrare nel personale: lo facciamo con tutti e non capisco perché non lo si debba fare con lui, che ha riversato tutta la sua vita nelle sue opere senza mai nascondersi”.
Se questo ipotetico museo esistesse, cosa dovrebbe contenere?
“Io penso davvero che esista (ride, ndr). Al giorno d’oggi, nessuno penserebbe di allestire un Louvre o una struttura come gli Uffizi, oggi si prediligono percorsi brevi ma sensati e nel mio museo c’è un filo preciso. Ogni museo ha una sua logica, dunque uno o più fili che servono a tessere un racconto. Qui gli oggetti contenuti sono cinque. C’è la prima poesia che Pasolini scrisse all’età di sette anni. Quella che gli fece comprendere che la poesia non è solo un oggetto di studio o consumo, ma anche qualcosa che si può produrre, che tu stesso puoi scrivere. C’è il piccolo cimitero di Casarsa della Delizia nel quale riposano il poeta, la madre e le zie, il padre, il fratello e i partigiani uccisi con lui. Come dicevo, è un album di famiglia. C’è l’innocenza perduta dei comunisti dopo l’invasione dell’Ungheria nel 1956. C’è la borsa in similpelle che contiene l’esplosivo della strage di Piazza Fontana e, pezzo più importante, c’è il corpo massacrato del poeta. Questo museo si trova ovunque venga rappresentato lo spettacolo, ma è anche in un luogo preciso. Un luogo del delitto: il ‘900”.
Cosa è stato, il Novecento?
“Un secolo pieno di utopie, di gioia e di tragedie. Per far visitare il museo bisogna spalancare le porte del ‘900 e metterlo in mostra, esporlo senza censure, senza lasciare pezzi preziosi chiusi negli scantinati. Bisogna esporsi. Il ‘900 è il luogo del delitto di Pasolini: il narratore della storia e guida del museo ci dice che il luogo del delitto non è l’Idroscalo di Ostia, ma il secolo appena trascorso. Ci dice che siamo noi i colpevoli. Noi che abbiamo vissuto questo secolo. E la pena da scontare consiste proprio nell’aprire la porta e mostrare le contraddizioni, i delitti, le speranze. Ma anche le analogie, le relazioni tra l’opera di Pasolini, la sua vita e gli avvenimenti grandi e piccoli che hanno caratterizzato 53 anni di storia dal 1922 al 1975. I 53 anni di vita del poeta”.
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