Rumore di acque

10,00

Marco Martinelli
Editoria & Spettacolo
2010

La storia, in palcoscenico, immaginatevela in una luce oscura, che rivela solo dettagli dei volti e dei corpi dell’attore e dei musicisti: c’è qualcosa di lavico, di ferroso, di diabolico nella scena di Ermanna Montanari e Enrico Isola, di metropolitano e di tribale. E mentre procede l’opera di computisteria, emergono storie, piccole disperate storie di qualcuno che voleva arrivare lontano, attratto dal miraggio del benessere, ed è caduto: ragazzi sbruffoni che pensano di traghettare disperati nell’Oceano su barchette adatte a edeniche lagune, contadini incapaci di reggere il mare, piccole prostitute, ultimi della terra che come in un gioco dell’oca sono stati rimbalzati molte volte tra il deserto e la costa, vessati da custodi delle leggi sempre più esosi, imprigionati, rispediti indietro per mungerli ancora, per spolparli meglio, imbarcati infine verso il nero del mare, verso i denti dei pesci. […] In scena il tono nero, satirico, grazie alle musiche di terra e lontananza del pianto funebre dei Mancuso e all’intensità tirata di Renda, si colora di una nota di dolore e di pietas che commuovono e feriscono. Lo spettacolo lascia attoniti, indignati e non solo: scava sotto l’indifferenza, incidendo volti, storie, sofferenze, che continuano ad agire dentro di noi per giorni e giorni. Tutto è già nel testo che leggerete […]: qui è il racconto a catturare, il ritmo spezzato a raffreddare, la ripetizione a trascinare in un implacabile loop senza speranza, per far riflettere. A voi immaginare un ulteriore respiro, ulteriori atmosfere. Ancora a voi il riso, lo stupore, il disgusto: per non sopportare più. (Massimo Marino)

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